“Il nipote di don Salvatore” Racconto di vita vissuta del
giornalista Massimo RestaRotondella 2023 11 01
I fatti raccontati si sono svolti a Rotondella, il “balcone dello Ionio” in provincia di Matera.
Nato nel 1964 a Campi Salentina (Lecce) e vissuto dal 1966 al 2010 a Terlizzi (Bari), dove ho sviluppato la mia carriera giornalistica, appartengo ad una famiglia di origini lucane. Mio padre, mia madre, due miei fratelli e mia sorella sono nati a Rotondella, un comune della collina materana noto per essere il “balcone dello Ionio” poiché dall’alto del suo cucuzzolo si può ammirare un panorama mozzafiato.
A Rotondella oggi vivono solo i miei cugini Salvatore ed Enrico. Ma in passato vivevano i miei due nonni paterni e due mie zie paterne, che si sono prese cura dei loro genitori sino al loro ultimo respiro. Mio nonno Salvatore Resta è stato il capostipite di questa famiglia. Nato nel 1900 e morto di vecchiaia nel 1991, un anno dopo la scomparsa di mio padre, mio nonno era chiamato don Salvatore dai rotondellesi, essendo stato un personaggio di spicco della storia del piccolo centro lucano.
Ufficiale giudiziario alla locale pretura, che aveva sede all’interno dello stabile che ospitava anche il Comune di Rotondella, don Salvatore è stato sindaco, fratello dell’ultimo podestà ed ha aiutato tanti suoi concittadini durante il periodo fascista e l’occupazione nazista. Sposato con Antonia Battafarano, ha avuto otto figli, di cui sette scomparsi. Mio padre Cosimo è stato il suo primo figlio. Ed essendo io l’ultimo dei suoi cinque figli, il piccolino della famiglia, sono cresciuto con i nonni e le due zie. Fulvia e Maria.
Quest’ultima si prendeva anche cura della mamma di mio nonno, Maria Gaetana Ripoli, che quando ero bambino mi regalava le caramelle. La mia bisnonna raccontava a mia madre che la famiglia Ripoli ha origini molto antiche, risalenti alla famiglia De Ereditate di Taranto ed alla Magna Grecia, ad un personaggio, Milone, che lei diceva fosse il re di Taranto. Dopo alcune ricerche, ho appurato che Milone è effettivamente esistito. È un militare greco nominato governatore di Taranto dal re dell’Epiro Pirro e protagonista della celebre battaglia di Heraclea, l’attuale Policoro, località lucana non molto distante da Rotondella.
Quando ero ragazzo trascorrevo l’estate a casa dei nonni paterni e delle zie. Con loro andavo dappertutto. A Monte Coppola, al mare, alle terme. Passeggiavo per il corso con mio nonno ed i personaggi di spicco di Rotondella. Il sindaco, gli assessori, il farmacista, il parroco. Mio nonno mi portava con lui anche quando lavorava e per il taglio dei capelli mi portava dal “colonnello”. A bordo della mitica 600 guidata da Saverio, giravamo per tutti i comuni su cui aveva giurisdizione la pretura di Rotondella, constatando il rispetto e la stima di cui godeva don Salvatore, appartenente ad una famiglia che ha avuto lustro anche lontano dalle mura rotondellesi.
Suo fratello Francesco Resta, infatti, è stato provveditore agli studi della provincia di Taranto ed autore di un metodo di insegnamento nella scuola elementare. A Massafra, paese a ridosso di Taranto in cui viveva, c’è una strada a lui intitolata, mentre a suo figlio Nicola è stato intitolato il teatro comunale. La sorella di mio nonno Mariuccia, che ho conosciuto a Brindisi solo una volta, era amica del re Vittorio Emanuele III e della regina d’Italia, che frequentava quando i reali e la loro famiglia fuggirono nella città pugliese.
Anche la famiglia Ripoli, quella della mia bisnonna paterna, era una famiglia importante. Solo alcuni anni prima che morisse mia madre, venni a conoscenza che a Bari vivevano alcuni Ripoli di spicco. Uno di questi era Raffaele Ripoli, un magistrato che quando morì la Gazzetta del Mezzogiorno pubblico’ una pagina intera di necrologi. Solo una volta ho parlato con lui telefonicamente e quando è scomparso inviai alla famiglia una lettera con le mie condoglianze.
Sua moglie mi rispose dicendomi che Il suo compianto Raffaele le aveva parlato dei suoi parenti di Rotondella, centro in cui quando vado, vengo sempre accolto come il nipote di don Salvatore. Soprattutto da coloro che lo hanno conosciuto e stimato. Le giovani generazioni non sanno nulla di lui. Del bene che ha fatto ai rotondellesi, i quali avvisava prima di andar a fare loro visita nelle vesti di ufficiale giudiziario. Se oggi sono un uomo buono e generoso, lo devo anche a lui. Mi ha insegnato ad essere responsabile di me stesso sin da ragazzo e rispettoso degli altri.
Morì nel novembre di 32 anni fa. Per me è come fosse ieri. Al suo funerale c’era tutta Rotondella e quando morì mio padre, l’azienda locale delle pompe funebri, trasportò gratuitamente il suo feretro al cimitero dalla chiesa di Sant’Antonio in segno di rispetto verso Don Salvatore. Un galantuomo che andrebbe ricordato dalle istituzioni, per farlo conoscere ai giovani rotondellesi di oggi.