domenica 25 aprile 2021

MAGIA NELLA TELEVISIONE, NELLA PUBBLICITA’ E FASCINAZIONE AL TELEFONO di Maria Grazia Conte Policoro 2021 04 20

MAGIA NELLA TELEVISIONE, 
NELLA PUBBLICITÀ E 
FASCINAZIONE AL TELEFONO

di Maria Grazia Conte
Dott.ssa in Antropologia
Policoro 2021 04 20

 


Secondo Fabio Dei, (insegnante di antropologia culturale a Pisa), attraverso la televisione passano le dinamiche egemoniche subalterne e proprio tramite essa si viene a creare un legame tra la costituzione dell’individualità moderna e l’esperienza di spettatore-consumatore. 

Dei riconduce l’utilizzo dei mass media nella categoria rituale dove la cultura di massa non è più vista come anti-cultura o come caratteristica alienante dell’individuo immerso nella società capitalistica, ma studiarne il modo in cui essa viene utilizzata porta alla conoscenza della fenomenologia del quotidiano. 

La televisione viene quindi considerata come un totem domestico che riconfigura i confini tra individuale e collettivo, simulando l’inserimento dell’individuo in una società che esiste solo nella dimensione televisiva. 

In questa cornice si sviluppa il rapporto tra magia e televisione. 

In Italia non esiste nessun rapporto tra magia e mass media prima degli anni 80’, molto probabilmente questo ritardo è dovuto al fatto che i maghi non possono contenere gli elevati costi pubblicitari, perché è molto difficile individuare il gruppo preciso dei potenziali clienti, in quanto coinvolge diverse classi sociali e diversi fattori personali. 

I maghi per pubblicizzarsi hanno usato di tutto dai volantini sino agli spot radiofonici, ma nulla è stato molto efficace perché il compito del mago non è attirare l’attenzione di un potenziale cliente verso un prodotto, ma vincere la resistenza del cliente e imporre la propria autorità magica. 

Per tanto negli anni 90’ si sviluppa la telemagia, diversa dalle normali pubblicità, essa si compone di due fasi, una si occupa delle telepromozioni magiche, l’altra dei consulti telefonici. 

In Italia il caso che ha fatto più scalpore fu quello di Wanna Marchi, che grazie all'utilizzo della telemagia e all'interazione con la comunicazione di massa riuscì ad incassare più di trenta milioni di euro. 

La magia in televisione permette al mago di creare un legame immediatamente riconoscibile e coinvolgente con il pubblico. 

Le caratteristiche delle telepromozioni magiche sono l’isolamento dello spettatore e la subliminalità del messaggio. 

La differenza tra chi cerca di persuadere in modo tradizionale e chi lo fa attraverso la telemagia, risiede nel fatto che il primo si rivolge a un pubblico coeso in una sorta di spettacolo pubblico, il secondo invece, privilegia l’isolamento e la privacy tra mago e cliente che d'altronde si ritrova nella relazione magica che intercorre tra essi nella magia tradizionale. 

Però con l’utilizzo della magia nella televisione il principio di isolamento e privacy entra in contraddizione, perché il mago televisivo parla non al singolo ma a un vasto pubblico anonimo, per tanto deve utilizzare un particolare linguaggio che renda la conversazione confidenziale. 

Questa comunicazione avviene tramite il consulto telefonico in cui il mago interagisce con il suo cliente e procede a spersonalizzarlo attraverso dei rimandi e collegamenti tra la storia personale del cliente e quella di altri. 

Non potendo avere un isolamento, il mago televisivo, cerca di porre rimedio collocando le proprie trasmissioni o in seconda serata o al mattino, quando il possibile cliente è molto probabilmente solo e non con l’intera famiglia, oggi la magia diventa una telepromozione, abbandona la sua spettacolarità. 

Nelle telepromozioni magiche l’allestimento è sobrio, il mago è tranquillo, il ritmo è lento e monotono, vengono emanati dei messaggi subliminali senza praticare alcun rito o pronunciare formule magiche. 

Produrre delle modeste trasmissioni costa molto meno di un vero e proprio spettacolo televisivo, mantenendo anche un aspetto sobrio, il mago riesce a rivolgersi anche ad un pubblico più diffidente. 

Anche la comunicazione non verbale deve essere ben controllata attraverso i silenzi, il gioco degli sguardi e la gestualità. 

I clienti dei maghi si distribuiscono in modo piramidale dove alla base ci sono gli spettatori delle telepromozioni, un pubblico molto vasto ma poco interessato. 

Al centro ci sono coloro che cercano un consulto telefonico occasionale e in cima ci sono pochi individui i quali diventano clienti assidui. 

Il luogo in cui la relazione magica diventa molto più stretta è lo studio del mago che a differenza di quello televisivo è molto più elegante e caratterizzato da effetti speciali per creare un effetto suggestivo. 

Proprio in questa cornice si sviluppano i maggiori crimini perché ogni dettaglio, dall'allestimento dello studio all'abbigliamento, è curato nei minimi particolari per sfruttare la fragilità psicologica del cliente. 

Tornando al fenomeno della fascinazione, dell’occhio che invidia, tipico della cultura lucana, si può notare che non ha nessun rapporto con questo tipo di magia “odierna” che viene pubblicizzata e trasmessa in televisione, proprio perché le sue caratteristiche sono lontane da quelle che regolano la magia attraverso i media, la fascinazione intrattiene rapporti con un mezzo di comunicazione nello specifico il telefono. 

Nel corso di un intervista svolta da me ad una rimediante quarantenne, ho appreso che la fascinazione può essere risolta anche tramite telefono. 

Ella mi ha parlato della sua esperienza e di cosa vuol dire praticare questo rito. Ho avuto l’impressione che sia per la rimediante quasi un “cimelio” di famiglia tramandato oralmente di generazione in generazione tra le donne del nucleo famigliare. 

E’ proprio lo stretto rapporto famigliare e comunitario a rendere possibile la sopravvivenza di questo rituale. 

Durante il racconto della sua esperienza non entra mai nella descrizione del rito perché le sue parole non possono essere divulgate a chiunque o in qualsiasi momento, perché farlo sarebbe infrangere la sacralità dello stesso e tradire in qualche modo la magia contenuta nella formula stessa. 

La particolarità di questa rimediante è che oltre a praticarlo nel modo classico, lo pratica anche per telefono. 

In questa situazione manca il contatto fisico con l’”affascinato”, non gli si può praticare il segno della croce sulla fronte, nonostante manchi la vicinanza fisica, la rimediante entra lo stesso in una fase oniroide che le permette di connettersi con l’”affascinato” anche solo attraverso la voce e il filo del telefono. 

Nel caso in cui la fascinazione sia presente, l’individuo può provvedere a levarla da sé lavandosi il viso con acqua e sale per poi gettarla a un crocevia. 

Nonostante il rito della fascinazione può passare attraverso il telefono rientra nella sfera della magia tradizionale, poiché la relazione magica si svolge tra due individui che fanno parte della stessa comunità e condividono gli stessi elementi culturali. 

Il telefono in questo caso è solo un canale comunicativo che rende più veloce e accessibile la pratica del rito. 

La magia “odierna” al telefono è ben diversa e diversamente organizzata. 

Il mago commerciale, al contrario della rimediante, fa dei consulti attraverso telefonate molto costose tramite servizi audiotex. 

Attraverso il telefono il  tutto è molto veloce, il cliente non deve rivelare la sua identità, non deve pagare subito e non deve uscire di casa. 

Ovviamente il mago non può rispondere personalmente a tutte le chiamate per tanto si organizzano con veri e propri call center, in cui gli operatori non sanno nulla di magia, il loro unico compito è trattenere il più a lungo possibile il cliente al telefono. 

Se si ha un buon centralino, si può fare a meno delle promozioni televisive perché i guadagni sono davvero ingenti. 

Tutto ciò porta ad una vera e propria mercificazione della magia ben lontana dalla fascinazione e dalla risoluzione della crisi della presenza, ma è tutto ridotto al guadagno attraverso la manipolazione di chi crede. 

Nelle società pre-moderne la tradizione creava la relazione magica, oggi grazie ai media, la magia che nel corso del tempo era stata condannata dalla religione, ripudiata dalla scienza, compare oggi nella sfera del commercio e del business, adeguandosi al mercato capitalista.

giovedì 15 aprile 2021

ASSEGNO DI CURA AVVISO PUBBLICO DEL 31/03/2021 SCADENZA 30/04/2021

ASSEGNO DI CURA
COMUNI DELL’AMBITO SOCIO-TERRITORIALE
METAPONTINO COLLINA MATERANA
AVVISO PUBBLICO DEL 31/03/2021
SCADENZA 30/04/2021

 

COMUNI DI: POLICORO (Capo fila)
ACCETTURA – ALIANO - CIRIGLIANO –COLOBRARO – CRACO - GORGOGLIONE – MONTALBANO JONICO – NOVA SIRI - PISTICCI - ROTONDELLA – SAN GIORGIO LUCANO – SAN MAURO FORTE - SCANZANO JONICO – STIGLIANO – TURSI – VALSINNI







mercoledì 7 aprile 2021

MAGIA TRADIZIONALE E MAGIA MODERNA di Maria Grazia Conte 2021 04 07

MAGIA TRADIZIONALE 
E MAGIA MODERNA 
di Maria Grazia Conte
Dott.ssa in Antropologia 
Policoro 2021 04 07 

 


In Lucania, così come in qualsiasi altro luogo dell’Italia e del mondo, accanto alla magia tradizionale, in cui rientra la pratica della fascinazione, esiste anche un tipo di magia che si potrebbe definire moderna , in cui la relazione magica si istituisce attraverso la mediazione del denaro e dei mezzi di comunicazione di massa. 

Questo tipo di magia è ben lontana dal fenomeno osservato da De martino, in cui essa e il rito sono prodotti culturali, elementi indispensabili per il buon funzionamento della società stessa. 

La magia moderna sfrutta l’elemento tradizionale attraverso telepromozioni magiche, rapporti con le emittenti televisive, installazioni di linee telefoniche e call-center. 

E’ quindi lontano il tempo in cui essa poteva essere gestita dai singoli, adesso per poter sopravvivere nelle nostre intricate società moderne la magia sviluppa una forma di organizzazione altrettanto moderna, creando delle vere e proprie imprese del magico. 

Esiste una differenza sostanziale tra il mago/a tradizionale e quello moderno, il primo opera all’interno della sua comunità e per il suo funzionamento senza chiedere nulla in cambio. 

Egli ha una vocazione, attraversa un processo di iniziazione, esercita il suo potere solo per la collettività, la sua autorità deriva solo dai parametri culturali in cui è inserito. In questo quadro si collocano le rimedianti che risolvono la fascinazione. 

Invece l’operatore magico-moderno, colui il quale fa della magia una professione e un business, non è vincolato a nessun elemento culturale e la sua autorità magica non è fornita dalla comunità, ma la fabbrica da solo. 

Questi due tipi di magia convivono ma sono profondamente diversi, perché quella tradizionale è prodotta e usata nella comunità stessa, quella moderna è una sorta di business. 

Proprio per questo suo carattere imprenditoriale e per il fatto che non è più al servizio della comunità in cui viene prodotta, la magia moderna sfocia molto spesso nell’illegalità, sfruttando l’angoscia e la dipendenza di chi ne usufruisce. 

Rimanendo nell’ambito lucano si riscontra  questo nuovo modo di fare magia, nel caso accaduto a Ripacandida, in provincia di Potenza, che vede coinvolto un “mago miliardario”. 

Tale notizia compare su “La Repubblica” del 1987 e riguarda un settantacinquenne, Pasquale Gioiosa, trovato in possesso di tre miliardi di lire, guadagnati grazie alla sua professione di guaritore e chiromante. 

Questa notizia coinvolge da vicino il Dottor Thomas Hauschild, etno-antropologo tedesco, dell’università di Colonia, che proprio in quegli anni aveva condotto ricerche in quei territori. 

Egli nell’articolo dice di aver fatto degli studi nella zona del Vulture dove tradizione e modernità convivono ma non senza conflitti. 

Egli afferma di aver parlato con molte persone ma solo pochi fra loro potevano considerarsi dei guaritori nel momento in cui utilizzavano delle formule magico-religiose. 

Durante questi studi non ha mai incontrato Pasquale Gioiosa perché si è rifiutato di farlo e lo studioso afferma che i “veri maghi” hanno sempre parlato con lui delle pratiche da loro utilizzate e dei problemi dei loro clienti, nessuno di loro si arricchiva con questo tipo di professione perché avevano un’etica che impediva loro di approfittare del proprio ruolo. 

I loro rituali terapeutici non erano inventati sul momento ma erano inseriti in una cornice teorica di molti rituali cattolici. 

Quale immagine della moderna società italiana forniscono invece corrispondenze come quelle della “Repubblica”? 

Ancora una volta il luogo comune di un sud eternamente avvolto nelle maglie della superstizione, dimenticando oppure ignorando, dato il loro carattere affrettato, che quasi tutti i clienti del “dottore” Pasquale Gioiosa provenivano dalle città: i ripacandidesi, guardavano le automobili di lusso che sostavano davanti all’abitazione del Gioiosa, ironizzavano spesso sulla credulità dei “signorini di città”. 

La differenza tra queste due tipologie di magia non è poi così netta, perché sia oggi sia in passato, la magia contiene una dose di dissimulazione, però ridurre la magia a un insieme di raggiri e superstizioni significa sottovalutare il fenomeno magico.  

Già a partire da Frazer ne il “Ramo d’oro” si affaccia l’idea che la magia possa essere valutata attraverso i parametri del vero e del falso, secondo un pregiudizio positivista, egli mette a confronto la magia delle comunità selvagge con le conoscenze scientifiche occidentali arrivando a dire che la magia è “tanto un sistema spurio di legge naturale quanto una fallace guida di condotta….sia una falsa scienza che un ‘arte abortiva[1] “. 

Per quanto nel corso del tempo, questo pregiudizio sia stato rigettato, ancora oggi la magia viene vista come falsa scienza e il mago è visto come un cialtrone che sfrutta l’ignoranza e la superstizione della gente. 

Però l’utilizzo di particolari artifici magici è usato sia dalla magia tradizionale sia da quella moderna e non è questo l’elemento che può dirci se un mago agisce in buona fede o no, ma è il contesto sociale odierno che spinge il mago alla criminalità. 

Non si può ridurre la magia ad un semplice inganno perché è un sistema intricato di meccanismi psicologici e sociali. 

Essa non serve per conoscere il mondo come fa la scienza, ma sia quella tradizionale sia quella moderna sono utilizzate per dominare la realtà. 

Ad occuparsi della magia da un punto di vista psicologico è stato Freud in “Totem e tabù” dove  viene messo in evidenza un legame profondo tra la vita psichica dei selvaggi e i nevrotici. 

In entrambi, secondo Freud, nasce una sopravvalutazione dei propri desideri che si oggettivano nel mondo attraverso processi psichici. 

Per Ernesto De martino la magia è la fiducia nell’onnipotenza della volontà nei momenti in cui la presenza nel mondo è messa a rischio, quindi il magico appare come il riscatto dell’impotenza dell’individuo. 

La magia non è un fatto individuale ma collettivo ed è una vera e propria professione sia per quella tradizionale sia per quella contemporanea . 

Nella cultura magica tradizionale essa tende a concentrarsi nelle mani di pochi esperti, diventando una sorta di mestiere in quanto si instaura un rapporto professionale tra il mago e i suoi clienti. 

Il cliente è in preda a una contraddizione tra ciò che desidera e la situazione in cui si trova che minaccia la sua identità, confondendo il confine tra l’Io e il mondo per tanto può solo rimettersi nelle mani del mago. 

Egli riesce a sistemare sul piano simbolico la divergenza tra la volontà del cliente e le condizioni della sua vita. 

Il cliente non deve credere al mago ma obbedire  ad esso, a questo punto la relazione magica diventa una forma di dipendenza dove egli non ha nessun controllo. 

Si può affermare che gli elementi della relazione magica non cambiano nel tempo, ma a cambiare sono solo i contesti sociali in cui essa viene praticata.  

La professione dei maghi siano essi sciamani o maghi odierni è garantita  dalle norme di comunità in cui essi esercitano perché sempre e ovunque l’attività  del mago è guidata da norme culturali. 

Questa fusione completa tra pratica magica e collettività si ha solo in società poco differenziate, perché la magia si mescola in tutti i settori della sfera sociale. 

I maghi moderni quindi sono privati dell’autorità tradizionale e devono costruirsi una reputazione ed anche una clientela e lo fanno attraverso la mediazione del denaro e dei mass media. 

In principio il mago era ricompensato attraverso l’affermazione del suo status sociale per tanto era vincolato al suo gruppo, oggi con il passaggio da un’ economia del dono a quella monetaria, il cliente può andare da qualsiasi mago e pagarlo in denaro. 

Dagli anni settanta in poi con il denaro e i titoli magici possono essere anche acquistati, senza che egli passi attraverso un rito di iniziazione. 

Attraverso i mass media egli costituisce la propria  autorità e clientela a livello globale senza passare attraverso l’autorità e lo status che garantisce la tradizione.



[1] Frazer, Il ramo d’oro (1922), trad. it., Roma, newton and compton 1992, pag. 32.