martedì 29 aprile 2025

ROTONDELLA LA RIVOLTA DEL 1956 DI DOMENICO FRIOLO ROTONDELLA 2025 04 29

ROTONDELLA 
LA RIVOLTA DEL 1956 
DI DOMENICO FRIOLO 
ROTONDELLA 2025 04 29


ROTONDELLA 1956

Quell’ amato borgo sul colle, ovvero: un gioiello, eppur nient’altro che, un vecchio solitario luogo, divenuto soltanto un giardino con steli di rose recisi, le cui forti radici affondavano nelle loro origini, in quelle persone amate e purtroppo perdute nelle trame della vita.

Rose recise per ragioni divenute violente in cui si chiedeva lavoro e un tozzo pane. 

Protesta finita male dovuta a cantieri già finanziati e mai aperti in attesa di aprirli furbescamente prima delle elezioni. 

Quel sindaco voleva far carriera nella politica, mentre i cittadini avevano freddo e fame nel terribile gelido inverno del 1956.

Rivoltosi poi catturati di notte come ladri, mentre erano assopiti nel letto. 

Furono portati a Matera e rinchiusi in prigioni per mesi, c’erano anche donne, una era incinta: non ebbero pietà. Infine un verdetto studiato a tavolino. 

Tutti assolti, meno che un minorenne, che venne accusato di aver ferito, graffiato un poliziotto con un coltello, mai visto, né trovato.

Un accusa fatta da un altro giovane. 

Tra i due, giorni prima degli avvenimenti, vi erano stati dissapori in cui l’accusatore aveva, avuto la peggio e per vendicarsi si inventò l’accusa del graffio al poliziotto. 

La Polizia locale, il sindaco e carabinieri giostrarono per emettere denuncia a carico del minorenne capo espiatorio, per giustificare l'azione di polizia, che lanciarono dei fumogeni, che erano sconosciuti ai dimostranti, crearono panico tra i dimostranti che attimi dopo iniziarono una fitta sassaiola contro il tetto del comune sottostante al monumento si caduti. 

Carabinieri e guardie comunali si barricarono all'interno del comune. Il borgo allora aveva oltre 5000 abitanti ed almeno un migliaio erano li a protestare.

Come detto ci voleva un capo espiatorio per giustificare l'azione della polizia.

E fu scelto quel ragazzo che in prima linea incitava ed aizzava i dimostranti.

I genitori di quel ragazzo accusato ingiustamente di aver cercato di aggredire il poliziotto che presentava un graffio dovuto si disse ai tafferugli che in realtà non ci furono: si trattò di protesta energica  di gente povera. 

Ma nessuno fece del male fisico a nessuno per cui i genitori di quel ragazzo di solo 16 anni cercarono di avere l’appello al verdetto scandaloso. 

L’appello non fu concesso dal giudicante ed il verdetto e passò IN GIUDICATO !!! DEFINITIVAMENTE. 

Una vergogna di giudizio. Per la cronaca: il minorenne, poverino, scontò da colpevole inventato, sei mesi di prigione da innocente.

L’accusatore prima degli arresti notturni fu fatto rifugiare a Napoli, dove rimase tre settimane coperto dal silenzio e per timore di vendetta da parte dei parenti del minorenne. 

Ripeto: Questo accadde prima che ci fù la retata notturna con arresti a gennaio 1956. 

Sempre per la cronaca il minorenne era mio fratello ed io ero con lui e mio padre. 

E fu un caso che io fossi lì, feci le ferie scolastiche di Natale nel borgo ma a scuola andavo a Potenza ma colpito da malattia di bambini: "" Orecchioni "" ritornai a Potenza a scuola dopo questi avvenimenti.

Ricordo i contatti di mio padre e mio cognato, con il migliore avvocato di Potenza, che non potè niente contro quell'assurdo verdetto in giudicato.

Inoltre le tre donne citate nel libro “” Pane e lavoro “” di Walter Lobreglio, che durante la sommossa strapparono i fili del telefono e della corrente, al comune, furono mia madre, mia zia e una loro cugina, guarda caso madre dell'autore del libro ""Pane e lavoro"", la  donna bravissima ed amorevole, che aveva lo stesso nome di mia madre. 

L'autore del libro chiese a sua madre di narrarglu qualcosa di quella protesta, ma sua madre non volle mai dirgli niente, ed aveva le sue buone ragioni.

Questa è una macchia vergognosa per la Giustizia, per la politica, per Rotondella. 

Per questo, tante rose furono costrette a lasciare il borgo, in quanto nessuno diede lavoro a chi veniva definito “Carcerat” a causa di quella sommossa popolare. 

Furono circa due dozzine a finire in prigione.

Rose profumate, vivaci ma dopo la sommossa, per questo costretti ad errare lontano, ma da lontano risbocciarono e ritornarono in quel borgo solo per ferie che ritornano solo in estate per osservare il luogo di origine e poi piangere sugli steli curvi e senza vita dei loro mai dimenticati avi. 

Quante lacrime costò loro, un tozzo di pane guadagnato lontano, quanto fù amaro.

NB

(Lirica riveduta e dedicata a coloro che hanno dovuto lasciare Rotondella a causa della confusa sommossa popolare avvenuta del 1956.)