ILLUMINAZIONE E ENERGIA ELETTRICA
A ROTONDELLA
1925 LA LUCE DI BITONTE
HA
COMPIUTO 100 ANNI
di Cosimo Stigliano
Prima
dell’arrivo della corrente elettrica a Rotondella, come in tutte le zone non
servite dalla rete elettrica, l’illuminazione era garantita con lumi ad olio, a
petrolio e lampade ad acetilene che utilizzavano il carburo di calcio, per
produrre acetilene.
Nell'ultima fotografia, all'interno del contenitore, sono presenti ancora dei residui di carburo di calcio.
L'ENERGIA ELETTRICA E LA PUBBLICA ILLUMINAZIONE DAGLI ANNI TRENTA A ROTONDELLA
Il
primo impianto per la produzione di energia elettrica, a Rotondella, fu
realizzato dal Cav. Fedele Ielpo, negli anni 1930-1940 ed era a forza termica.
L’impianto era costituito da gruppi elettrogeni alimentati a combustibile.
La centrale di
produzione era collocata in Piazza Albisinni, in un edificio posto alle spalle dell’attuale ufficio
postale, all’epoca più piccolo, dove sorge la piazzetta con i parcheggi.
Alla
fine degli anni 30 e inizio anni 40, o per motivi tecnici, o per motivi di
approvvigionamento combustibile, la centrale fu dismessa.
Nel 1944, il Comune, privo di energia elettrica, già da alcuni anni, entrò in trattativa con la Ditta Bavila Alessandro & Fortunato Filippo, che si dichiarava disponibile a riattivare la centrale elettrica della ditta del Cav. Fedele Jelpo.
In quegli anni la Ditta Bavila Alessandro & Fortunato Filippo, tentò di costruire anche un impianto di biogas, utilizzando la fermentazione di feci umane, che venivano raccolte di casa in casa, dagli addetti del comune, in quanto, non esisteva una rete fognaria.
Ma, durante la fase sperimentale, l’esplosione dell’impianto pilota, li fece
desistere, rinunciando al progetto.
Questo
articolo fu inserito in quanto, la costruzione di centrali idroelettriche in
Italia già negli anni Venti del Novecento era un fenomeno piuttosto comune, in
aree montane dove era possibile sfruttare l'energia delle acque, ma soprattutto,
perché nelle vicinanze di Rotondella esisteva una centrale idroelettrica in
territorio di Valsinni realizzata dai fratelli Bitonte, i quali avevano trasformato
il loro mulino in centrale idroelettrica e avevano costituita la S.LV. Società Idroelettrica Valsinnese.
In
un altro articolo, del capitolato, si obbligava a fornire energia elettrica per
uso illuminazione anche ai privati che ne facessero richiesta.
I costi di gestione della centrale termica, non erano bassi, in quanto, sia in periodo prebellico sia, soprattutto, in periodo bellico, era problematico l’approvvigionamento del combustibile e, molte volte, anche se assegnato, era impossibile ottenerlo.
La
mancanza di combustile, comportava interruzioni di fornitura dell’energia, con
conseguenti proteste da parte dei cittadini.
Si iniziò una trattativa, anche con la S.LV. Società Idroelettrica Valsinnese che già forniva energia elettrica a Valsinni, Colobraro e Nova Siri, facendo riferimento allo stesso capitolato di appalto, precedentemente preparato dal Comune.
Per
il collegamento del Comune di Nova Siri, alla Centrale di Valsinni, la palificazione
della rete, che trasportava l'energia elettrica, attraversava il territorio di
Rotondella, quasi in prossimità del centro abitato, questo facilitava la rapida connessione alla rete per il Comune di Rotondella.
luminosa, inferiore a quella contrattuale, sia le "continue, frequenti ed ingiustificate
interruzioni "
Per risolvere tali problemi, nel 1951 entrò in servizio una seconda centrale.
Ma, anche la nuova centrale, risultava insufficiente, soprattutto dopo il periodo bellico, quando cominciarono a comparire gli elettrodomestici: televisori, frigoriferi, ferri da stiro ecc ...
Quando si verificavano forti precipitazioni, il fiume si ingrossava così tanto, che trascinava via lo sbarramento, pertanto alla centrale non arrivava più acqua per azionare la turbina e la produzione di energia si fermava.
Soprattutto nei mesi autunnali e invernali, l’acqua nel fiume Sinni era abbondante, tanto che, sfruttando la corrente, si trasportavano i tronchi di alberi, tagliati nel bosco di Francavilla e d’intorni, a valle, fino alla contrada "S. Laura" in territorio di Rotondella, dove il fiume era navigabile e quindi potevano essere caricati su delle chiatte.
I
varaturari erano numerosi nella zona di Francavilla e molti di questi, nella
stagione estiva, ma anche in quella invernale, quando non si trasportavano i
tronchi, come lavoro, facevano guadare il fiume agli abitanti della zona, o
quando si ammassavano sull’altra sponda le merci provenienti da Lagonegro o da
Napoli, trasportandoli sulle loro spalle.
In questi casi venivano indicati con il nome di
“Passatore”.
Il passatore era l'uomo che riusciva, anche nei momenti di piena del fiume, a trasportare le merci e le genti da una sponda all'altra del Sinni.
Il più famoso dei passatori fu senz’altro Pietro
Pangaro detto “zi Pietro”, un uomo gigantesco, dal fisico integro, che in tanti
anni di mestiere aveva imparato a conoscere tutti i segreti e le insidie del
fiume.
Nei pressi della centrale, di Valsinni, sorgeva anche la filanda di proprietà dei Bitonte dove venivano conferiti tutti i raccolti del cotone o bambagia, coltivate nelle cosiddette vammacarë presenti anche sul territorio di Rotondella.
Già
dall’inizio del 1959 i contratti di utenza, venivano stipulati dalla Società
Lucana per imprese Idroelettriche.
Per
quanto ricordo, Le bollette venivano pagate presso la Famiglia Fabiano.
Titolare era Nicola Fabiano, il cassiere era il padre Vincenzo.
Alcune immagini della centrale vista dall'alto, quando era ancora in funzione.
1) I ruderi della centrale vista dall'alto - 2)Tra i rami e le sterpaglie, si intravedono alcuni macchinari, ancora presenti nella centrale. -
1)Torretta di carico dell'acqua - 2)Canale di adduzione acqua, con griglia per trattenere i detriti e altro materiale che potevano danneggiare la turbina - 3)canale di adduzione - 4)Pozzo per il salto dell'acqua per far girare la turbina,
L'Associazione "Castello di Favale" , in collaborazione con il Comune di Valsinni ha voluto ricordare questi pionieri dell’energia elettrica con una targa marmorea, in onore dei fratelli Bitonte.
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