mercoledì 28 maggio 2025

ILLUMINAZIONE E ENERGIA ELETTRICA A ROTONDELLA DAGLI ANNI TRENTA, LA LUCE DI BITONTE HA COMPIUTO 100 ANNI - DI COSIMO STIGLIANO - ROTONDELLA 2025 05 28

 

ILLUMINAZIONE E ENERGIA ELETTRICA 
A ROTONDELLA 
1925 LA LUCE DI BITONTE 
HA COMPIUTO 100 ANNI 
di Cosimo Stigliano

ROTONDELLA 2025 05 28

(Pagina in aggiornamento)
L'ILLUMINAZIONE A ROTONDELLA




Prima dell’arrivo della corrente elettrica a Rotondella, come in tutte le zone non servite dalla rete elettrica, l’illuminazione era garantita con lumi ad olio, a petrolio e lampade ad acetilene che utilizzavano il carburo di calcio, per produrre acetilene.

 

LA LAMPADA AD ACETILENE

Lampada ad acetilene, dal Museo Rotunda Maris

Nella parte superiore della lampada è collocato il serbatoio dell'acqua, con il tappo di riempimento e il rubinetto per regolare il flusso dell'acqua.

Nalla parte inferiore è collocato il contenitore del carburo di calcio, appena il carburo entra in contatto con l'acqua avviene una reazione chimica con produzione di acetilene (gas infiammabile), che fuoriesce da un beccuccio posto di lato entro un corpo emisferico atto ad orientare la luce, dove la fiamma è protetta da un vetro. 
Nell'ultima fotografia, all'interno del contenitore, sono presenti ancora dei residui di carburo di calcio.

L'ENERGIA ELETTRICA E LA PUBBLICA ILLUMINAZIONE  DAGLI ANNI TRENTA A ROTONDELLA

Il primo impianto per la produzione di energia elettrica, a Rotondella, fu realizzato dal Cav. Fedele Ielpo, negli anni 1930-1940 ed era a forza termica.

L’impianto era costituito da gruppi elettrogeni alimentati a combustibile.

La centrale di produzione era collocata in Piazza Albisinni, in un edificio posto alle spalle dell’attuale ufficio postale,  all’epoca più piccolo, dove sorge la piazzetta con i parcheggi.

 La ditta Ielpo, realizzò anche tutta la rete di distribuzione, per la pubblica illuminazione, delle strade di Rotondella, in quel periodo, le abitazioni, non erano servite dalla corrente elettrica.

Alla fine degli anni 30 e inizio anni 40, o per motivi tecnici, o per motivi di approvvigionamento combustibile, la centrale fu dismessa.

 Nel 1943 il Comune, con decreto Prefettizio, aveva requisito la rete di distribuzione, dell’energia elettrica, realizzata dalla Ditta Ielpo, di fondamentale importanza, per l’eventuale affidamento ad altri fornitori.

Nel 1944, il Comune, privo di energia elettrica, già da alcuni anni, entrò in trattativa con la Ditta Bavila Alessandro & Fortunato Filippo, che si dichiarava disponibile a riattivare la centrale elettrica della ditta del Cav. Fedele Jelpo.

In quegli anni la Ditta Bavila Alessandro & Fortunato Filippo, tentò di costruire anche un impianto di biogas, utilizzando la fermentazione di feci umane, che venivano raccolte di casa in casa, dagli addetti del comune,  in quanto, non esisteva una rete fognaria.

Ma, durante la fase sperimentale, l’esplosione dell’impianto pilota, li fece desistere, rinunciando al progetto.

 Nel capitolato del contratto di appalto, preparato dal Comune, fu inserito un articolo in cui il Comune si riservava di poter risolvere il contratto dopo i primi tre anni, se avesse trovato una ditta fornitrice di energia a forza idrica anziché termica.

Questo articolo fu inserito in quanto, la costruzione di centrali idroelettriche in Italia già negli anni Venti del Novecento era un fenomeno piuttosto comune, in aree montane dove era possibile sfruttare l'energia delle acque, ma soprattutto, perché nelle vicinanze di Rotondella esisteva una centrale idroelettrica in territorio di Valsinni realizzata dai fratelli Bitonte, i quali avevano trasformato il loro mulino in centrale idroelettrica e avevano costituita la S.LV.  Società Idroelettrica Valsinnese. 

In un altro articolo, del capitolato, si obbligava a fornire energia elettrica per uso illuminazione anche ai privati che ne facessero richiesta.

I costi di gestione della centrale termica, non erano bassi, in quanto, sia in periodo prebellico sia, soprattutto, in periodo bellico, era problematico l’approvvigionamento del combustibile e, molte volte, anche se assegnato, era impossibile ottenerlo.

La mancanza di combustile, comportava interruzioni di fornitura dell’energia, con conseguenti proteste da parte dei cittadini.

Si iniziò una trattativa,  anche con la S.LV.  Società Idroelettrica Valsinnese che già forniva energia elettrica a Valsinni, Colobraro e Nova Siri, facendo riferimento allo stesso capitolato di appalto, precedentemente preparato dal Comune.

Per il collegamento del Comune di Nova Siri, alla Centrale di Valsinni, la palificazione della rete, che trasportava l'energia elettrica, attraversava il territorio di Rotondella, quasi in prossimità del centro abitato, questo facilitava la rapida connessione alla rete per il Comune di Rotondella.

 I prezzi praticati dalla S.LV.  Società Idroelettrica Valsinnese, erano estremamente competitivi se raffrontati con quelli offerti dalla Ditta locale Bavila & Fortunato, anche per i motivi già esposti, pertanto la S.LV., si aggiudicò la fornitura.

 Ma, neanche l'ingresso della S.LV. doveva risolvere i problemi del Comune di Rotondella.

Già nei primi anni successivi, il Comune lamentava sia la scarsa intensità
luminosa, inferiore a quella contrattuale, sia le "continue, frequenti ed ingiustificate
interruzioni "

 La scarsa intensità luminosa era dovuta al fatto che l’energia elettrica prodotta dalla centrale, era insufficiente a soddisfare le richieste, sempre crescenti, che arrivavano dai comuni serviti, Valsinni, Colobraro, Nova Siri e Rotondella.

Per risolvere tali problemi, nel 1951 entrò in servizio una seconda centrale.

Ma, anche la nuova centrale, risultava insufficiente, soprattutto dopo il periodo bellico, quando cominciarono a comparire gli elettrodomestici: televisori, frigoriferi, ferri da stiro ecc ...  

 Per quanto riguarda le frequenti interruzioni, la turbina della centrale, veniva azionata dalle acque del fiume Sinni, che venivano convogliate alla centrale, con la realizzazione di uno sbarramento di una parte del corso del fiume, utilizzando tronchi e fascine.

Quando si verificavano forti precipitazioni, il fiume si ingrossava così tanto, che trascinava via lo sbarramento, pertanto alla centrale non arrivava più acqua per azionare la turbina e la produzione di energia si fermava.

Soprattutto nei mesi autunnali e invernali, l’acqua nel fiume Sinni era abbondante, tanto che, sfruttando la corrente, si trasportavano i tronchi di alberi, tagliati nel bosco di Francavilla e d’intorni, a valle, fino alla contrada "S. Laura" in territorio di Rotondella, dove il fiume era navigabile e quindi potevano essere caricati su delle chiatte.

 Lungo il percorso, nel fiume,  i tronchi venivano controllati e guidati fino alla destinazione da squadre di operai chiamati "varaturari".

I varaturari erano numerosi nella zona di Francavilla e molti di questi, nella stagione estiva, ma anche in quella invernale, quando non si trasportavano i tronchi, come lavoro, facevano guadare il fiume agli abitanti della zona, o quando si ammassavano sull’altra sponda le merci provenienti da Lagonegro o da Napoli, trasportandoli sulle loro spalle.

In questi casi venivano indicati con il nome di “Passatore”.

Il passatore era l'uomo che riusciva, anche nei momenti di piena del fiume, a trasportare le merci e le genti da una sponda all'altra del Sinni. 

Il più famoso dei passatori fu senz’altro Pietro Pangaro detto “zi Pietro”, un uomo gigantesco, dal fisico integro, che in tanti anni di mestiere aveva imparato a conoscere tutti i segreti e le insidie del fiume.

 Per dare un’idea della forza dell’acqua, durante la disastrosa alluvione del novembre 1944, il ponte che collegava Valsinni con Colobraro, fu travolto dalla corrente causandone il crollo di una parte e la centrale fu invasa dall’acqua e danneggiata.

 

Nelle immagini, 1-2) il ponte crollato (1944), 3) la fase di ricotruzione (1946-48), 
4) il nuovo ponte a campata unica.

Nei pressi della centrale, di Valsinni, sorgeva anche la filanda di proprietà dei Bitonte dove venivano conferiti tutti i raccolti del cotone o bambagia, coltivate nelle cosiddette vammacarë presenti anche sul territorio di Rotondella.

 Nel 1958 la S.LV.  Società Idroelettrica Valsinnese, non riuscendo più a soddisfare le richieste di energia, provenienti dai comuni collegati alla centrale, intavolò una trattativa con la Società Lucana per imprese Idroelettriche, con sede a Napoli e Direzione a Potenza, che si concluse con la cessione della centrale.

Già dall’inizio del 1959 i contratti di utenza, venivano stipulati dalla Società Lucana per imprese Idroelettriche.

 

Contratto di utenza elettrica, stipulato da Giambattista Stigliano, nel 1959, per il suo negozio situato in Via Centolina 38, attuale Via Giacomo Leopardi.

Per quanto ricordo, Le bollette venivano pagate presso la Famiglia Fabiano. Titolare era Nicola Fabiano, il cassiere era il padre Vincenzo.

 


Alcune immagini della centrale vista dall'alto, quando era ancora in funzione. 

 

 Immagini che mostrano quel che restava della struttura della centrale, nel 2005, realizzate dal sottocritto, Cosimo Stigliano, durante una mia escursione lungo il fiune Sinni, con la preziosa guida dell'amico Giovanni Petrigliano di Valsinni. 


1) I ruderi della centrale vista dall'alto - 2)Tra i rami e le sterpaglie, si intravedono alcuni macchinari, ancora presenti nella centrale. - 
3-4)Le pareti della parte superiore della centrale.



1)Torretta di carico dell'acqua - 2)Canale di adduzione acqua, con griglia per trattenere i detriti e altro materiale che potevano danneggiare la turbina - 3)canale di adduzione - 4)Pozzo per il salto dell'acqua per far girare la turbina, 
1-2) Muro di contenimento del canale di adduzione, lungo il fiume, a monte della Centrale. - 3-4) Canale di adduzione acqua.

1) Plinto in cemento per sostenere i pali della rete elettrica - 2-3-4) Pali della rete elettrica

LA LUCE DI BITONTE HA COMPIUTO 100 ANNI

 La S.LV.  Società Idroelettrica Valsinnese ha compiuto 100 anni dalla sua fondazione 13 04 1925 – 13 04 2025.

 L'Associazione "Castello di Favale" , in collaborazione con il Comune di Valsinni  ha voluto ricordare questi pionieri dell’energia elettrica con una targa marmorea,  in onore dei fratelli Bitonte.



 


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