REALTÀ DEL PASSATO
DI DOMENICO FRIOLO
Borgo Purgatorio
ROTONDELLA 2025 05 15
EBBI LA FORTUNA DI NASCERE IL QUESTO LUOGO QUANDO ANCORA VI
PULLULAVANO FAMIGLIE NUMEROSE, MOLTI IMPARENTATI DA DISCENDENZA DI GENERAZIONI
IN GENERAZIONI, LA MIA DISCENDENZA DI AVI ERANO I CIRIGLIANO, DETTI
"" I CORV"", POI UNITI AI PELLITTA E INFINE I FRIOLO.
TIPICA FAMIGLIA DEL PURGATORIO MOLTO UNITA, FAMIGLIE CHE SI
VOLEVANO BENE CHE SI AIUTAVANO, STIMAVANO. TUTTI CON IL CUORE RIVOLTO AL
SOCIALE, AL BENE COMUNE COME TUTTE LE FAMIGLIE DEL BORGO A CUI DEDICO QUESTA
MIA LIRICA.
REALTÀ DEL PASSATO
lirica
Irto, roccioso, panoramico
è il Petto del Purgatorio:
sul cui culmine spicca
la Cappella del Carmelo
a dominare sullo Ionio
come fosse un ginocchio
del borgo il cui piede si
protende verso la Trisaia.
C'erano i contadini che
scendevano e risalivano
da secoli questa mulattiera
una vecchia strada ben
appiccicata al crinale.
Iniziando a discendenderlo
dalla fontana di metallo
posta nella curva della
strada rotabile, si andava giù passando di fronte
alla piccola Cappella della
Madonna del Carmine.
Fiancheggiando la nota
e robusta costruzione
del mobilificio: Mazzei,
si percorreva il primo tratto
del percorso a serpentina
e ben lastricato con grandi
pietre levigate portate su
a forza di braccia e di muli
dalle fiumare sù al colle dove venivano smussate, squadrate,
atte a costruire un selciato che presentava
nella giusta distanza una
serie di gradoni che i vari
animali da soma: furbi, astutamente evitavano
preferendo scendere o
salire i tanti gradoni percorrendo una piccola
deviazione ottenuta sulla
terra nuda fiancheggiante
la panoramica mulattiera.
Quindi si passava oltre
i jazz di Trupo e Varasano, la casa del Nesus e del
volenteroso Ca'ca'jangelo
e fino alla casedda Liscia.
Quel tratto dominava sù
due ripide coste: una dava sulla SS 104, l'altro più
ripido scendeva più giù
fino al canale Ruggero.
in questo breve tratto,
la mulattiera era posta
sulla cima del
falsopiano
un'arida sommità di un alto crinale roccioso e brullo
sui ripidi profondi lati
avvolti da una fittissima
macchia mediterranea verso il canale già citato
e meravigliosamente
coordinata con una bella piantagione di pini, poi decimati
da un incendio.
L' abbandono del luogo
ha riguardato oltre i jazz anche le due abitazioni venute
lasciate vuote
a marcire e prede dei
venti, del sole e da piogge.
Gli jazz erano il ricovero
di capre e pecore curati
dalle famiglie di macellai Varasano e dal simpatico Nicola
Trupo, detto per la sua figura alta, robusta e ben messa: Cola Nicolone.
Queste stimate famiglie
rotondellesi erano costituite da pastori, macellai, lattari e avevano
in paese ottime macellerie
e latterie che vendevano
latte fresco e formaggi.
Non mancavano nei jazz
delle pelli di animali di già
macellati, appese, esposte
al sole ad asciugare per
essere portate nei mercati in zona per venderle agli
acquirenti e trarne denaro.
I jazz, avevano una piccola
parte coperta posta in un
angolo o lateralmente
lungo il muro di cinta fatto
di pietre a secco del luogo
ed avevano uno cortile
interno dove potevano
muoversi in libertà caprini
ovini e i loro vivaci piccoli.
A guardia degli jazz
venivano lasciati del cani
guardiani: tutti mastini
di grossa taglia pronti ad
infondere timore e paura
a chi si avvicinava troppo,
ma senza mai mordere.
Il luogo non era isolato e
desolato come oggi i resti
fanno apparire, ma su
quella mulattiera c'era un
via vai di persone e animali
da soma che scendevano
o risalivano l'irto Petto del
Purgatorio che era luogo
di transito di cavalcature
accompagnate da gente
che si recavano alle tenute
e ai campi della Trisaia
inferiore e superiore
ed anche per raggiungere
la vicina Nova Siri con una
mulattiera che si staccava
a valle del Petto del
Purgatorio e procedeva a
destra, quindi attraversava
il canale Ruggero presso
una copiosa sorgente di
acque fresche, dissetanti,
poi risaliva un falsopiano
quindi raggiungeva
dopo un pò: Nova Siri.
Ora quei resti della strada
e delle mura dei jazz sono
appena evidenti e non
considerati come un pezzo
di storia di Rotondella,
eppure nell'economia del
paese giocavano un ruolo
nutrizionale e commerciale
molto importante con carni
macellate, vendute subito,
col latte di ovini venduto
dai pastori direttamente
a casa dei clienti oppure
alle latterie del paese.
Ora narro quel particolare
caratteristico che era
un gesto molto pratico:
il buon Nicolone, già citato,
dopo aver finito di
pascolare, portava con se
due o tre capre per chi
necessitava di latte fresco
munto al momento con
maestria davanti alle case:
o lo mungeva sulla porta
d'ingresso dei suoi clienti
e ricordo che era un latte
straordinario buono tiepido
di cui una parte la davano
a bere a noi, piccoli bimbi
direttamente nel pentolino
che era stato munto dalle
mammelle delle capre
con gesti abili e sapienti.
I pastori sapevano fare
anche dei formaggi ottimi
e davvero squisiti, speciali:
pecorino, caprino e ricotta.
A cosa serve descrivere il
borgo e raccontarlo se non
si è vissuto il paese, se non
si è vissuto a contatto
diretto con la gente che ha
portato sù nel lungo tempo
passato in paese con
lavoro, sacrifici e fatica ?
Descrivere un panorama
guardandolo è facile ma
mai si potrà descrivere
quell'amore verso il luogo
e della vita vissuta in un
passato che non deve mai
essere dimenticato.
* Il paese rivivrà ancora
raccontandolo nella realtà
del passato vol tramite di care persone vissute in precedenza nel borgo.*
Autore: Domenico Friolo