REALTÀ DEL PASSATO
LIRICA DI DOMENICO FRIOLO
ROTONDELLA 2024 05 22
EBBI LA FORTUNA DI NASCERE IN QUESTO
LUOGO QUANDO ANCORA VI PULLULAVANO TANTE PERSONE DI FAMIGLIE NUMEROSE, MOLTI
IMPARENTATI DA DISCENDENZA DI GENERAZIONI IN GENERAZIONI, LA MIA DISCENDENZA DI
AVI ERANO I CIRIGLIANO, DETTI "" I CORV"", POI UNITI AI
PELLITTA E INFINE I FRIOLO.
TIPICA FAMIGLIA DEL PURGATORIO MOLTO UNITE, CHE SI VOLEVANO BENE, CHE SI AIUTAVANO E STIMAVANO. TUTTI CON IL CUORE RIVOLTO AL SOCIALE, AL BENE COMUNE COME TUTTE LE FAMIGLIE DEL BORGO A CUI DEDICO QUESTA MIA LIRICA.
TIPICA FAMIGLIA DEL PURGATORIO MOLTO UNITE, CHE SI VOLEVANO BENE, CHE SI AIUTAVANO E STIMAVANO. TUTTI CON IL CUORE RIVOLTO AL SOCIALE, AL BENE COMUNE COME TUTTE LE FAMIGLIE DEL BORGO A CUI DEDICO QUESTA MIA LIRICA.
REALTÀ DEL PASSATO
lirica
Irto, duro, roccioso
il Petto del Purgatorio
sul cui culmine spicca
la Cappella del Carmelo,
domina sullo Ionio,
come fosse una gamba
ed il piede del borgo
proteso verso la Trisaia.
C'erano i contadini che
scendevano e risalivano
da secoli la mulattiera:
una vecchia strada ben
appiccicata al crinale.
Iniziando a discendenderlo
dalla fontana in metallo
posta in una curva, si và
giù passando di fronte
alla piccola Cappella della
Madonna del Carmine
e aggirando la costruzione
dell'ex mobilificio: Mazzei,
si percorreva il primo tratto
fatto a serpentina e ben
lastricato con grandi
pietre levigate dai fiumi,
smussate e squadrate atte
al selciato che presentava
nella giusta distanza una
serie di gradini che i vari
animali da soma: furbi,
astutamente evitavano
preferendo scendere o
salire i tanti gradini
persorrendo una piccola
deviazione ottenuta sulla
terra nuda fiancheggiante
la panoramica mulattiera.
Quindi si passava oltre
gli jazz, la casa del Nesus
e del volenteroso Angelo B.
fino alla casedda Liscia.
Quel tratto dominava sù
due ripide coste: era posto
sù un breve falsopiano
sull'arida sommità di un alto
crinale roccioso, brullo
con le ripide profondità
avvolte da una fittissima
macchia mediterranea
e meravigliosamente
coordinata con una bella
piantagione di pini poi
decimati da un incendio.
L'abbandono che, oltre agli
jazz ha riguardato pure
le due abitazioni venute
lasciate marcire, prede dei
venti, del sole e da piogge.
Gli jazz erano appartenuti
alle famiglie Varasano e al
buon Nicola Trupo, detto
Nicolone per la sua figura
alta, ribusta e ben messa.
Gli jazz erano il ricovero
delle greggi di queste
famiglie rotondellesi fatte
da pastori, macellai, lattari.
Non mancavano negli jazz
delle pelli di animali già
macellati appese, esposte
al sole ad asciugare per
per essere portate poi
nei mercati in zona per
venderle agli acquirenti.
I jazz, avevano una piccola
parte coperta posta in un
angolo o lateralmente
lungo il muro di cinta fatto
di pietre a secco del luogo
ed avevano uno cortile
interno dove potevano
muoversi in libertà caprini
ovini e i loro vivaci piccoli.
A guardia degli jazz venivano
lasciati del cani guardiani:
tutti mastini di grossa taglia
pronti ad infondere timore
a chi si avvicinava troppo.
Il luogo non era isolato
e desolato come oggi i resti
fanno apparire, ma su quella
mulattiera c'era un via vai
di persone e animali da soma
che scendevano o risalivano
l'irto Petto del Purgatorio che
era luogo transitato da code
di cavalcatura accompagnate
da genti che si recavano
alle tenute e ai campi della
Trisaia inferiore e superiore
ed anche per raggiungere
la vicina Nova Siri con una
mulattiera che si staccava
a valle del Petto del Purgatorio
e procedeva a destra, quindi
attraversava il canale Ruggero
presso una copiosa sorgente
di acque fresche, dissetanti
e poi risalaliva un falso piano,
quindi raggiungeva
dopo un pò: Nova Siri.
Ora quei resti della strada
e delle mura degli jazz sono
appena evidenti e non
considerati come un pezzo
di storia di Rotondella.
Eppur nell'economia del paese
giocavano un ruolo nutrizionale,
e di commercio primario e
molto importante con carni
macellate, vendute subito,
col latte di capre venduto
dai pastori direttamente
alle latterie e bar del paese.
Ora narro quel particolare
caratteristico che era
un gesto molto pratico:
il buon Nicolone, gia citato,
dopo aver finito di pascolare
portava con se due o tre capre
per chi voleva il latte fresco
munto proprio al momento
con maestria davanti casa:
lo mungeva sulla porta
d'ingresso dei suoi clienti
e ricordo che era un latte
buono nutriente, tiepido
di cui una parte la davano
a bere a noi, piccoli bimbi
direttamente nel pentolino
dove era stato munto con
gesti sapienti sotto le capre.
I pastori sapevano fare
anche dei formaggi locali,
ottimi e davvero squisiti:
pecorino, caprino e ricotta.
Il paese raccontato da chi
ha vissuto il paese è diretto
a chi non è vissuto a contatto
con e tra quella gente nella vita.
È altra cosa viverci adesso
in quanto è diverso il viverci
con chi ha portato sù il paese
con lavoro, sacrifici e fatica.
Descrivere un panorama
guardandolo è facile ma mai
si potrà descrivere l'amore
provato verso il luogo e nella
vita vissuta in un passato che
non deve mai essere dimenticato.
Racconto di ""Realtà del passato.""
per far conoscere il borgo, nelle
sue intimità più vere e remote.
Autore: Domenico Friolo
lirica
Irto, duro, roccioso
il Petto del Purgatorio
sul cui culmine spicca
la Cappella del Carmelo,
domina sullo Ionio,
come fosse una gamba
ed il piede del borgo
proteso verso la Trisaia.
C'erano i contadini che
scendevano e risalivano
da secoli la mulattiera:
una vecchia strada ben
appiccicata al crinale.
Iniziando a discendenderlo
dalla fontana in metallo
posta in una curva, si và
giù passando di fronte
alla piccola Cappella della
Madonna del Carmine
e aggirando la costruzione
dell'ex mobilificio: Mazzei,
si percorreva il primo tratto
fatto a serpentina e ben
lastricato con grandi
pietre levigate dai fiumi,
smussate e squadrate atte
al selciato che presentava
nella giusta distanza una
serie di gradini che i vari
animali da soma: furbi,
astutamente evitavano
preferendo scendere o
salire i tanti gradini
persorrendo una piccola
deviazione ottenuta sulla
terra nuda fiancheggiante
la panoramica mulattiera.
Quindi si passava oltre
gli jazz, la casa del Nesus
e del volenteroso Angelo B.
fino alla casedda Liscia.
Quel tratto dominava sù
due ripide coste: era posto
sù un breve falsopiano
sull'arida sommità di un alto
crinale roccioso, brullo
con le ripide profondità
avvolte da una fittissima
macchia mediterranea
e meravigliosamente
coordinata con una bella
piantagione di pini poi
decimati da un incendio.
L'abbandono che, oltre agli
jazz ha riguardato pure
le due abitazioni venute
lasciate marcire, prede dei
venti, del sole e da piogge.
Gli jazz erano appartenuti
alle famiglie Varasano e al
buon Nicola Trupo, detto
Nicolone per la sua figura
alta, ribusta e ben messa.
Gli jazz erano il ricovero
delle greggi di queste
famiglie rotondellesi fatte
da pastori, macellai, lattari.
Non mancavano negli jazz
delle pelli di animali già
macellati appese, esposte
al sole ad asciugare per
per essere portate poi
nei mercati in zona per
venderle agli acquirenti.
I jazz, avevano una piccola
parte coperta posta in un
angolo o lateralmente
lungo il muro di cinta fatto
di pietre a secco del luogo
ed avevano uno cortile
interno dove potevano
muoversi in libertà caprini
ovini e i loro vivaci piccoli.
A guardia degli jazz venivano
lasciati del cani guardiani:
tutti mastini di grossa taglia
pronti ad infondere timore
a chi si avvicinava troppo.
Il luogo non era isolato
e desolato come oggi i resti
fanno apparire, ma su quella
mulattiera c'era un via vai
di persone e animali da soma
che scendevano o risalivano
l'irto Petto del Purgatorio che
era luogo transitato da code
di cavalcatura accompagnate
da genti che si recavano
alle tenute e ai campi della
Trisaia inferiore e superiore
ed anche per raggiungere
la vicina Nova Siri con una
mulattiera che si staccava
a valle del Petto del Purgatorio
e procedeva a destra, quindi
attraversava il canale Ruggero
presso una copiosa sorgente
di acque fresche, dissetanti
e poi risalaliva un falso piano,
quindi raggiungeva
dopo un pò: Nova Siri.
Ora quei resti della strada
e delle mura degli jazz sono
appena evidenti e non
considerati come un pezzo
di storia di Rotondella.
Eppur nell'economia del paese
giocavano un ruolo nutrizionale,
e di commercio primario e
molto importante con carni
macellate, vendute subito,
col latte di capre venduto
dai pastori direttamente
alle latterie e bar del paese.
Ora narro quel particolare
caratteristico che era
un gesto molto pratico:
il buon Nicolone, gia citato,
dopo aver finito di pascolare
portava con se due o tre capre
per chi voleva il latte fresco
munto proprio al momento
con maestria davanti casa:
lo mungeva sulla porta
d'ingresso dei suoi clienti
e ricordo che era un latte
buono nutriente, tiepido
di cui una parte la davano
a bere a noi, piccoli bimbi
direttamente nel pentolino
dove era stato munto con
gesti sapienti sotto le capre.
I pastori sapevano fare
anche dei formaggi locali,
ottimi e davvero squisiti:
pecorino, caprino e ricotta.
Il paese raccontato da chi
ha vissuto il paese è diretto
a chi non è vissuto a contatto
con e tra quella gente nella vita.
È altra cosa viverci adesso
in quanto è diverso il viverci
con chi ha portato sù il paese
con lavoro, sacrifici e fatica.
Descrivere un panorama
guardandolo è facile ma mai
si potrà descrivere l'amore
provato verso il luogo e nella
vita vissuta in un passato che
non deve mai essere dimenticato.
Racconto di ""Realtà del passato.""
per far conoscere il borgo, nelle
sue intimità più vere e remote.
Autore: Domenico Friolo