domenica 7 marzo 2021

FASCINO FERRATO e ALTRE VARIANTI di Maria Grazia Conte 2021 03 07

FASCINO FERRATO
e ALTRE VARIANTI 
di Maria Grazia Conte  
Policoro 2021 03 07

Leggi anche: FORMULE DELLA FASCINAZIONE, ESEMPI E METAFORE



FASCINO FERRATO e ALTRE VARIANTI

Vi è un’altra variante detto fascino ferrato, si ha nel momento in cui chi ti “affascina” ha un oggetto metallico in mano, per tanto la fascinazione sarà più potente, allora la rimediante non userà il pollice sulla fronte del paziente ma una chiave che sarà poi gettata a terra. In questa formula ritorna nuovamente il fascino come persona che viene esortato ad andare via in nome dei sacramenti cattolici. 

Ausilio identifica nella chiave di ferro una metafora di una possibilità di accesso ad uno stato differente, cioè quello della guarigione. 

Dal punto di vista linguistico nell'ultima farse della formula “u’ mal d’chèp nterr sia chiavèt”, si dà importanza al verbo “chiavèt”, conficcare a terra un chiodo. 

La chiave che ha assorbito il fascino, nel momento in cui viene gettata a terra, rappresenta un gesto liberatorio si scarica per restituire alla terra una forza nociva. 

Se il mal di testa non sparisce si lava il viso con l’acqua per far assorbire il fascino e poi buttarlo in un crocevia, esso è metafora della possibilità di scelta ma anche smarrirsi e perdersi. 

In questa formula è presente la metafora del fascino come malattia contagiosa che può attaccarsi ad altri elementi per poi trasferirsi all'uomo.

Altre varianti richiamano al simbolo della grotta di Betlemme, in cui la madonna e il figlio sono simboli della purezza e in nome di essa si scaccia il fascino, in questa variante la parola “fascino” non viene neanche menzionato. 

In un'altra formula, usata a Gorgoglione, il fascino viene cacciato aggressivamente come durante un esorcismo e Ausilio afferma:”si tratta di una formula carica a diversi livelli, a livello linguistico e fonetico le parole risuonano quasi come un’ anatema la cui sonorità induce timore, dati i molti suoni gutturali e duri delle frasi: a livello simbolico sono presenti elementi in grado di spaventare e incutere grande rispetto, come la morte di Gesù, che per la religione cattolica rappresenta allo stesso tempo un fine e un nuovo inizio, il cambiamento e la salvezza[1]”. 

In questo caso la rimediante ricorda la figura di un esorcista, che si batte contro il fascino-bestia-demonio, la stessa rimediante può essere soggetta all'influsso malefico per tanto ha bisogno di una protezione sacra.

De Martino nella sua ricerca etnografica riconduce il fenomeno fascinazione nell'ambito della miseria psicologica e lo identifica come metodo per scongiurare la crisi della presenza, circa sessant'anni dopo Ausilio ripercorre lo stesso percorso di De Martino in una Lucania in cui le condizioni che sostenevano il fenomeno fascinazione non esistono quasi più, ritrovando ancora le stesse formule magiche leggermente mutate nel tempo, ma ancora ben presenti e utilizzate. 

Egli affronta il fenomeno scomponendo i vari elementi delle formule magiche in metafore e simbolismi della mente umana. 

La metafora a livello conoscitivo e intellettuale è un modo di funzionamento della mente umana che procede per analogia e comparazione. 

Secondo la sua interpretazione il fascino e le sue metafore ci permettono di pensare ed interpretare la realtà, è una sorta di “forma mentis”che ci portiamo dietro. 

Dalle interviste condotte da Ausilio si evince che ancora oggi la fascinazione colpisce il singolo ma il tutto è condiviso dall'intera comunità, questa credenza è diffusa tra gli anziani, ancorati al fenomeno così come lo aveva descritto De Martino, ma allo stesso tempo anche tra i giovani. 

Particolarmente interessante per capire il punto dei più giovani su questo argomento è l’intervista a un giovane studente universitario, che collega in qualche modo l’idea della fascinazione che ha vissuto nella sua infanzia e le sue relative metaforizzazioni con quelle nuove che derivano dalla vita moderna legata ad un'altra città che non è quella di origine. 

Da un punto di vista psicologico si può affermare che la credenza nella fascinazione rientra nelle metaforizzazioni che si acquisiscono nei primi anni di vita, esse vengono immagazzinate nell'inconscio e diventano un termine di paragone per l’esperienza successiva. Ausilio afferma che la fascinazione diventa un ponte di collegamento tra la vita attuale e le proprie radici culturali.

Se si guarda il fenomeno fascinazione attraverso le metafore  prodotte dal pensiero moderno lo interpretiamo come superstizione, se invece è letto con le metafore dell’infanzia diventa un rimedio per alcuni sintomi. 

Allo stesso fenomeno quindi si possono attribuire diversi significati: psicologico, religioso, superstizioso e appartenenza culturale. Nell'intervista fatta a un sacerdote si evince che non è molto convinto sull'efficacia delle formule rituali e fino a che punto siano religiosamente corrette o se in realtà il loro funzionamento si basa sull’ autosuggestione. 

Ancora oggi la chiesa così come ai tempi di De Martino non condanna e non assolve ma si apre a una prospettiva possibilista.

Nelle formule ancora esistenti in Lucania, gli elementi metaforici che si ritrovano sono:il fascino è un entità che gira per le strade e nasce da uno sguardo invidioso, il fascino è persona dotata di proprio movimento, tanto che la rimediante può parlarci esortandolo ad andare via. In base a queste metaforizzazioni del fascino riporto un esempio che risale al 2010 e che coinvolge una madre e una figlia nella fascinazione del latte materno.

La madre racconta che una domenica dopo pranzo comincia ad avvertire  un forte mal di testa e mal di stomaco tanto da arrivare alle lacrime e contemporaneamente anche la bambina comincia a piangere nervosamente. 

Dopo questo senso di dolore e spossatezza si rende conto che il latte materno comincia a diminuire fino a quasi scomparire, quel poco che era stato assunto dalla bambina aveva provocato una forte crisi di pianto e un’anomalia nel colore delle feci. 

La donna ha subito pensato si trattasse di fascinazione del latte materno, per tanto non prese in considerazione la possibilità di andare da un medico per risolvere la situazione. 

A questo punto contatta subito una donna anziana capace di praticare questo rito che con un semplice oggetto appartenente alla madre, nello specifico una forcina per capelli, riesce a spezzare la fascinazione. 

Di colpo i sintomi sono spariti portando subito una sensazione leggera e la comparsa del latte materno. 

A questo punto gli ho chiesto come mai avesse subito pensato che la causa del suo malessere fosse dovuto alla fascinazione e non a un problema medico e se avesse in qualche modo individuato il responsabile. 

La sua risposta è stata che i sintomi della fascinazione sono diversi da tutti gli altri e che fosse quasi certa che il colpevole fosse una donna  dell’est che aveva incontrato il mattino e che costantemente guardava con insistenza lei e la bambina.

Il fascino è anche metafora di malattia contagiosa che può attaccarsi alle persone e agli oggetti, può trasferirsi all'acqua con cui ci si lava il viso o alla chiave , la stessa rimediante durante la recitazione della formula può assorbire il fascino per buttarlo via. 

Il fascino è peso perché nell'immagine in cui esso va a posizionarsi sulla testa diventa grave  peso che rende immobile la vittima come già De Martino aveva notato. 

Il fascino è legatura e impedimento, si può usare per legare a sé la persona amata. 

A questo proposito propongo un altro esempio accaduto nel 2014 che coinvolge una coppia sposata da moltissimi anni e una presunta amante, in cui il legame invisibile del fascino arriva ad essere un vero e proprio asservimento. 

La moglie racconta di aver notato un cambiamento nei comportamenti di suo marito e a quel punto si recò da un “mago” portando una foto del marito sulla quale venne praticato un rito a porte chiuse , nel senso che nessuno dei presenti poté partecipare e vedere cosa accadeva. 

Il “mago” arrivò alla conclusione che c’era stata una fascina ottenuta mescolando del sangue mestruale con il caffè e per spezzare questo legame l’uomo avrebbe dovuto prendere una purga. 

Dopo questo evento l’uomo dimenticò completamente l’altra donna.

All'interno dell’ambito del fascino come legatura rientra anche la fattura a morte. 

Riguardo a questo argomento la gente è un po’ restia a parlarne, l’unico evento che mi è stato raccontato non è molto recente e risale e circa 30 anni fa. 

Il modo in cui questo evento mi viene riferito è abbastanza particolare perché la donna che lo racconta è molto timorosa e mi raccomanda di tenere i piedi incrociati durante l’ascolto della storia. Questo gesto era una sorta di protezione perché era venerdì, mi viene spiegato che sia in questo giorno e sia di martedì i fattucchieri sentono se si parla di questi argomenti e che gli stessi giorni della settimana sono propizi per sciogliere una fattura. In questo evento è coinvolto un uomo che per giorni presentava i classici sintomi della fascinazione, fino al giorno in cui ci fù il matrimonio del cognato, da quel momento i sintomi peggiorarono, tanto che l’uomo si rotolava per terra quasi posseduto da una forza oscura e sentiva dolori ovunque. 

A quel punto i suoi parenti per risolvere la situazione si rivolsero a un “mago” portandogli una maglietta dell’uomo sulla quale fece un rito in una stanza chiusa e in solitudine. 

Alla fine del rito disse che erano arrivati giusto in tempo perché senza il suo intervento la lì a poco l’uomo sarebbe morto. 

La maglietta sulla quale venne effettuato il rito fu tenuta dall'uomo per tre giorni, la magia contenuta nella maglietta eliminò la fattura attraverso le feci. 

Dopo tre giorni guarì completamente. 

Il fascino è anche metafora del mal di testa come chiodo  e di demonio o bestia, in cui assume una connotazione esorcistica. Affascinare e sfascinare è metafora del cucire e dello scucire del fare o del disfare. 

Tramite la formula magica si disfa in qualche modo la realtà e si ricostituisce su un piano mitico rituale, in uno spazio che De martino chiama metastorico, che è al di fuori del presente e della storia. Anche il ritmo delle parole ricorda l’operazione del cucire. 

Ausilio arriva alla conclusione che la fascinazione è l’espressione di una metafora psico-corporea che sostiene la rappresentazione del mondo e dei rapporti tra stati di salute e malattia. 

Accanto alle metafore tipiche della fascinazione ne abbiamo altre che prendono in considerazione il corpo e la sua rappresentazione, in questo caso la metafora del corpo mette una sorta di ponte tra mondi, essa non dà solo interpretazioni razionali, ma comunica anche con quella parte di inconscio che sfugge ad un controllo cosciente.            



[1] Ausilio R., Fascino che vai per la via, Lecce, youcanprint, 2010, pag. 90.