martedì 9 marzo 2021

ROTONDELLA: CARAMOLA E IL SINNI di DOMENICO FRIOLO

 CARAMOLA E IL SINNI
di DOMENICO FRIOLO
ROTONDELLA 2021 03 09

                             


CARAMOLA E IL SINNI

di DOMENICO FRIOLO

Presentazione a cura di ROCCO ROSA

Avevo perso le tracce di quei ragazzini con cui trascorrevo i pomeriggi a fare i giochi dei poveri: la corsa con lo scaldino, la gara con i cerchi, il gioco “a spizzc” , uno più pericoloso dell’altro, i tuffi sulla terra morbida e riscaldata dal sole dall'allora costruenda "" passeggiata di viale Dante "". Li ho persi di vista anche per una mia propensione a rimuovere una infanzia che allora ritenevo difficile, ma che ora mi torna a colori, le giornate assolate, la simulazione di guida in un camion militare lasciato abbandonato dagli alleati, la scorpacciata di steli di cardi che mi portò diritto all'ospedale per una lavanda gastrica. Uno di quelli, della stagione in cui si abbandonano i giochi per iniziare il cammino della vita, l’ho ritrovato sui social, leggendo poesie che mi attiravano come una lucetta nel buio, mi ridavano sensazioni CARAMOLA E IL SINNI, odori, sentimenti, paesaggi, ma soprattutto la semplicità della vita di bambini che la vita non l’hanno avuta facile. Poi ho scoperto che l’autore di quelle poesie, era lui, Domenico Friolo, venuto ragazzo a Potenza per studiare e poi portato dal lavoro, dalla carriera a mettere casa in Germania. Quelle sue poesie hanno trafitto la mia smemoratezza e mi hanno ricondotto al calore di quella amicizia, ai colori persi di quella stagione. Io allora non sapevo che lui, Domenico, avesse quelle capacità che fanno di un uomo uno scrittore, un poeta della memoria: quella straordinaria semplicità nel tuffarsi nelle acque chiare del passato per riportare alla luce con freschezza e nitore le immagine carpite, i suoni ascoltati, i profumi di un tempo. Che forse sono un lusso oggi in un mondo cambiato, nel quale la velocità della vita frantuma il ricordo, strappa le fotografie, omogenizza i sapori. Ma, in quei versi, c’è il dovere di passare il testimone ad altre generazioni, di raccontare la vita vista dalla parte delle radici, di tramandare, insieme alle sensazioni, anche valori e messaggi. “Un dovere verso i figli- dice lo stesso Domenico-, un modo per condurli per mano ad una riflessione della vita nei borghi lucani. Improntata ad una quotidianità rurale, faticosa quanto dignitosa” E, in quelle parole, non si narra delle famiglie abbarbicate sulle le colline del Sinni, ma di tutta la famiglia lucana sparsa alle prese impaurita dall'ululato dei lupi o soggiogata dal volo di un falco.

CARAMOLA E IL SINNI

di Domenico Friolo.

Al cantar del gallo,

ancora assonnati,

ci mettevano in cammino...

C’era da percorrere molta strada,

prima di giungere a Caramola,

vammacare* sulla riva del Sinni.

Il canto di cardilli, gioiosi,

beccare il cardo,

mi è rimasto nel cuore.

Come la calandra alzarsi in volo,

sorpresa e spaventata,

dal mio giungere incauto.

Mi è rimasto nel cuore,

Il largo greto del Sinni,

e l’intrecciarsi delle sue acque.

Gli acquari deviati

da un colpo di zappa,

invadere i frutteti,

il bimbo che ero, divertito posare

pezzetti di legno

che la corrente portava via, mentre

Mio padre, si inventava pescatore.

Preso un ramo secco,

uno spago e un amo,

si portava sul fiume.

Gamberi di acqua dolce,

forelle e anguille,

chiedevano pazienza.

Un cervone steso al sole,

poco lontano, sonnecchiava.

Poi, in quel mondo rurale,

si riuniva la famiglia per il pranzo.

Una tovaglia stesa per terra,

vi si poggiava il vino, la " iasca *

venivano aperti gli "stiavucchi,"

che contenevano salciccia,

cacio, olive, lardo, sottolii

e quel buon pane, mai vecchio.

Mi è rimasto nel cuore,

il profumo di sigaretta:

tabacco forte, arrotolato in cartina,

fumato dagli adulti a fine pranzo.

Le donne, intanto, sparecchiavano,

e gli uomini iniziavano a sistemare,

il raccolto di frutta, in "spurton"

attaccati ai lati del "masto",

posto sulla groppa della cavalcatura.

Alla "vasci'ora" ci incamminavano,

percorrendo ripide mulattiere

che conducevano al paese:

un arroccato di case di pietra

che cerchiavano la collina.

Caramola e il Sinni,

come dimenticare…

by Domenico Friolo

*Vammacare: frutteti tipici di Caramola, località agreste con terreni molto fertili.

* iasca: tipico contenitore in creta per acqua potabile *Stiavucchi: tipici grandi tovaglioli( o piccole tovaglie) molto pratici per molti usi: annodati divenivano piccole borse. Masto=basto. Spurton= capienti sporte, contenitori profondi e circolari e circolari fatti di strisce di canne. Vasci'ora = ore pomeridiane.