TEMA SCOLASTICO
"" MIA MADRE""
DEL 1959
di Domenico Friolo
ROTONDELLA 2025 02 18
1)
PREFAZIONE
Racconto
di un tema scolastico del 1959, il mese era Marzo.
Racconto
che ebbe nota di merito in ambito scolastico nella città di Potenza, è la
storia vera di un alunno che frequentava le scuole elementari Scalo inferiore,
l'insegnante era il maestro Labbano, il direttore scolastico era Garramone,
l'alunno che svolse questo tema ero io: Domenico Friolo.
Ecco
quello che scrissi, commuovendo tutti i miei compagni di classe, tra cui Dino Becagli,
da poco e con piacere divenuto mio compagno di banco, con lui iniziammo le
elementari insieme
Ricordo
che Dino che aveva gli occhi umidi per un pianto trattenuto a stento che
emozionò il maestro.
Lo
struggente contenuto del tema indusse il maestro Labbano a notificare il tema
al direttore scolastico, noi alunni non sapevamo e fummo sorpresi quando il
Direttore venne a conoscermi in aula.
2) IL
TEMA SCOLASTICO: "" MIA MADRE""
* Quel
giorno a Potenza, nel cielo splendeva il sole, noi bimbi, tra i banchi di
scuola, tra una lezione e l'altra scrutavamo gente
che
scendeva e saliva la scalinata dei cento gradini.
Noi
piccoli, eravamo un pò disorientati, dalla notizia ricevuta: cioè dover
cambiare scuola e trasferirci allo Scalo Inferiore.
Sentìmmo
un bussare leggero alla porta e un confabulare: era la signora Di Muro,
poi la
maestra mi chiamò per nome. Mi disse:~ Devi andare a casa subito.
La
signora Di Muro ti accompagnerà.~Mi chiedevo senza capirne il perchè. Mia
sorella mi accolse, con un abbraccio trattenendosi dal piangere, non
capivo...Aggiunse: dobbiamo partire subito.
Quel
viaggio, era divers dal solito, era greve. Non mi affascinava il paesaggio, che
in altri viaggi, mi meravigliò. Il treno correva in un'orario sballato, infatti
non trovammo il bus in attesa di coincidenza, ma un autotaxi.
L'auto
veloce, risalì le S.S.106 e 104, giunse nel borgo appollaiato sul colle
Sapevo,
conoscevo quel luogo lassù: Rotondella
I
paesani ci vennero incontro rattristarti, erano in tanti, tutti col viso
funereo,
dividendosi,
separandosi, facilitarono il nostro passaggio, lungo la strada
colma di
gente infreddolita e triste, ci aprirono un varco piangendo, quindi giungemmo
alla mia porta...
Le donne
si strappavano i capelli, piangevano, senza infingimenti.
tra alti
candelabri che sorreggevano ceri profumati e con tremule fiamme.
Mia
madre, era distesa sul letto col viso tra i suoi lunghi capelli, non
indossavava l'elegante abito rosso che le piaceva tanto... ma era vestita di
nero sfumato di raso.
Giaceva
candida, profumata, luminosa immobile e bella come non mai.
La
volevo accarezzare, stringerla a me...
Misero una
sedia accanto al letto che era antico e troppo alto per me
che
avevo chiesto di darle un bacio, mi avvicinai a lei, ma...
Mi si
ghiacciò il sangue nelle vene al poggiare le mie infantili labbra
sul suo
viso...Freddo gelido senza vita...
Rimasi
sconvolto.... Ammutolito.
Non
sapevo e nessuno mi disse mai che i morti diventano freddi: mi ritrassi
istintivamente, fu come baciare del marmo...fu come baciare una pietra
gelida...
che
attimo infernale, tempestoso.
Mia
madre, senza il suo tiepido calore... Ebbi sofferenza e pena, la gola si
strinse
al
pensiero che avevo perso mia madre, il mio piccolo cuore, già sofferente,
sembrò
scoppiarmi nel petto.
Le
braccia di mio padre mi avvolsero vennero in mio soccorso, cercai i suoi occhi,
il suo sguardo amaro mi giunse silenzioso e triste ad infondendomi consolazione
mentre vennero giù rivoli di pianto a tutti i presenti.
Nel
mentre le donne ricominciarono con nenie funebre, lamentazioni e rimpianti.
Mi
addormentai per un pò, sfinito e triste.
Quel
giorno, il sole di Gennaio non fu mai caldo: fu soltanto amaro.
Infine,
stancamente, giunse sera.
La
fiamma del lume, prigioniera del vetro illuminanò i respiri, il requiem e il
dolore.
Sotto
l’ampio gelido cielo stellato, per il giorno successivo, nel camposanto avevano
già scavato la Fossa per lasciarla giacere in pace del Signore Iddio.
Viveva
contenta, vitale tra noi, ed ora và verso Dio. Era piena di vita.., era in casa
sua, seduta al tavolo, dopo aver cenato.
Era là,
in quella semplice amata dimora, là dove voleva vivere, ora riposa il suo
spirito nella semplicità della sua casa e non pensava che per il destino ne
avrebbe troncato la vita.
Mio
padre rapito dal ricordo, raccontò qualcosa degli ultimi attimi di mia madre:
""
Ella tornò a casa, come sempre, ieri sera, non era come sempre, mi parve un pò
stanca.
Forse,
aveva qualche guaio taciuto ? Forse fosse tormentata? Chissà..
O forse
fù la solitudine per lei, madre di cinque figli e nessuno, nessuno, quella
sera, era con lei.
In
quella casa, madre, dove volevi vivere, riposaserà la tua anima, tra le tue
cose
per te
importanti: foto a ricordare noi... i tuoi figli e i nipotini troppo lontani da
te.
Là, in
quella casa è rimasta la tua anima con le tue movenze di donna bella, esile,
tenace, forte e di amorevole madre.
Cara,
madre mia, nei giorni successivi senza te a casa, quel lume, tristemente
muoveva
le nostre ombre sulle pareti in lenti goffi movimenti senza più senso.
Noi, con
gli occhi arrossati dal pianto, ci si invitava, l'un l'altro, incoraggiandoci
a
mangiare qualcosa, purtroppo, era come ingoiare la nostra tristezza
con il
nostro dolore amaro, struggente.
Ritornava
martellante il pensiero, sospinto dalla tua assenza tra di noi.
Oh
madre: come ci mancavi....
Prendevano
consistenza pensieri ormai al passato: ""Madre, eri nel pieno del
vigore "" "" Madre eri nel pieno della vita ""
"" Madre ci lasciavi, e non volevi.
Incompiuta,
struggente estrema tua volontà. ""
Nella
Via Calata Monte Carmelo al numero civico 25, seguìrono silenzi sommessivdi
parenti e di persone AMICHE che salutavano addolorate, poi tutto finì...
Si
svuotò la nostra casa e senza di lei quel luogo, divenne deserto, rimase solo
papà con il gatto a fargli compagnia.
In quel
gennaio, Madre, non solo tu, perdesti la vita, in quei giorni, con te, perdemmo
anche la nostra vita familiare.
La sera
che precedette il nostro rientro a Potenza, eravamo sulla soglia
della
porta di casa, ad osservare il mare, la volta celeste ricolma di stelle,
e dalla
campana della Cappella, ci giunse suonato da un alito di vento, il suo rintocco
che scosse i nostri pensieri in fantasie consolatrici verso il dolore che era
in noi.
Una voce
familiare disse: questo rintocco è un saluto... è un dono irrorato dalla
lacrima della Vergine Madonna del Carmelo, rispondemmo:
Addio
madre, Riposa in pace, tra le le braccia del Signore.
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by
Domenico Friolo
Al tema
seguì tempo dopo, questa poesia tratta dal racconto del tema.
Poesia
che mi fece intendere che il legame affettivo con mia madre, anzichè
affievolirsi nel tempo, era divenuto ancora più forte. Mai cesserà.
3) DALLA
TERRA ALLE STELLE
Il sole
di quel Gennaio
per noi
non fu mai caldo.
quel
sole fu soltanto luce.
Stancamente
giunse sera...
La
fiamma del lume, seguiva
i
respiri, requiem e dolore.
Sotto
l’ampio cielo stellato
scavarono
una fossa
per
lasciarla giacere in pace.
Lei
viveva contenta, vitale, eppure
è
deceduta, eppure era piena di vita
lì,
seduta al tavolo, dopo cenato.
Si
spense, dove Ella voleva vivere,
nella
semplicità della sua casa
e non in
un luogo nudo e amaro.
""
La fornaia: mia madre, a sera
tornò a
casa, come sempre,
non
sembrava essere stanca.
Ebbe
forse qualche guaio taciuto ?
Forse
tormentata da dubbi: Chissà.
Non fu
cosa da poco: immaginando:
fu forse
la solitudine momentanea
per lei
madre di cinque figli e nessuno
di loro
quella sera, era al suo fianco ?
Qui,
madre, dove volevi vivere ora
c'è il
tuo spirito: è tra le tue cose,
da
allora mai smosse in tuo ricordo.
Ora lì,
si percepisce la tua essenza,
il tuo
profilo, di donna bella, esile,
tenace e
forte, cara ed amorevole.
Cara,
madre mia, ricordo...
Quel
lume ambrato muovere
la
fiamma in un barlume di luce
smuoveva
insensatamente
le
nostre ombre sulla parete
nel
nostro via vai composto.
Noi, con
gli occhi arrossati
dal
pianto volutamente celato
mentre
ci si invitava, l'un l'altro
a
mangiare qualcosa, a bere
come era
come ingoiare la nostra
tristezza
ed il nostro dolore.
Oh
madre, ritornava martellante
il
pensiero, sospinto dalla tua
assenza
tra di noi: che tristezza !
Ripetiamo:
eri nel pieno del vigore,
pensiamo:
eri nel pieno della vita
ci
lasciasti, e non volevi: perché ?
Incompiuta
e struggente la tua
la
estrema volontà svanì con te
e nella
Via Calata Monte Carmelo
ti seguì
il silenzio sommesso
di case
che furono abbandonate
e il
Purgatorio fu deserto luogo.
Madre:
nel giardino, le tue rose
rimaste
senza il tuo amore
divennero
recline inaridire.
Nella
volta celeste, ricolma
di
stelle, si odì un requiem:
della
campana mossa dal vento.
È il
requiem di cui ti fece dono,
irrorato
da una lacrima d'amore,
la Santa
Madonna del Carmelo.
""Addio
madre mia, addio...
Ora
riposa nella pace di Dio,
tra le
le braccia del Signore.""
Amen !
by
Domenico Friolo