A trebbia
di Giovanni
Santarcangelo
I miei ricordi da bambino……
ROTONDELLA 2024 06 27
La Trebbiatura
Premessa
La trebbiatura del grano, oltre a rappresentare una molteplicità di aspetti legati alla tradizione, costituiva uno dei momenti più importanti dell'annata agraria, quello con il quale si concludeva un intero processo produttivo.
Il grano costituiva, per la maggior parte dei poderi, il principale prodotto. Questo è certamente il motivo per cui si individuano nella fase di trebbiatura del grano una molteplicità di significati, soprattutto di carattere simbolico.
Durante la trebbiatura, era necessario l'intervento di una notevole quantità di persone. Per questo costituiva pratica corrente, anche in questo caso, lo scambio reciproco di lavoro fra le famiglie di poderi limitrofi. Oltre a queste, di solito era presente un operaio specializzato meccanico che presiedeva all'avviamento del motore, agli spostamenti ed al posizionamento della macchina e all’alimentazione della trebbia.
Gli addetti alla trebbiatura erano prevalentemente maschi.
Le donne della famiglia, preparavano il cibo per tutto il personale impegnato circa una quindici di persone.
La trebbiatrice era una specie di cassone a parallelepipedo rettangolo, alta circa tre metri, larga uno e mezzo o due (con i piani superiori chiusi) e lunga sei o sette metri e verniciata sempre di rosso o arancio. (probabilmente per l’uso di vernici al piombo di allora quali il “minio”, che aveva appunto quel colore).
Veniva mossa da un sistema di trasmissione a cinghia (cinton) lungo circa 10 metri, tramite una puleggia alimentata da un trattore.
Sul piano superiore, che una volta aperto era largo circa tre metri, era posta l’apertura del battitore dove venivano immesse le spighe. Le spighe “sgranate” passavano ad un vaglio che separava i chicchi dalla paglia: quest’ultima era espulsa dal dietro della macchina.
Il grano passava in un ventilatore che lo separava dalla lolla, poi i chicchi uscivano da un lato (quello opposto al lato dove si trovava la bica) e andavano a finire in sacchi. La pula usciva dal lato opposto.
Il grano finiva, in sacchi di grossolana tela di lino (racn’), veniva misurato in un contenitore in ferro o legno: u mezzitummin. Si tratta di un’antica misura di capacità usata per gli aridi come il frumento e le fave, era questa solitamente la forma di pagamento dei contadini: il mezzitumminu, ( 28 litri circa 25 Kg).
Il grano poi, veniva portato nel cascion ( grossa cassa di legno) oppure nel vagn ( deposito in muratura); al momento e nella quantità in cui serviva, veniva prelevato dal deposito e macinato, (raramente in casa con una piccola macina a mano detta mulineddu ri petri) al mulino dove il mugnaio provvedeva a macinarlo.
A trebbia
Cann viniir a trebbia ierir nu’ jurn r’
fest p’ tutt- quand’;
(quando veniva la trebbia era un giorno
di festa per tutti)
ierir fest pu’ patrun’
ca finalment, ropp r’nann r’ fatigh,
putiir igni u’ magazzin’;
(era festa per il padrone
che finalmente, dopo un anno di lavoro,
poteva riempire il magazzino)
ierir fest pu’ trebbiaiol’ ca fatigàir;
(era festa per il padrone della trebbia
che lavorava)
ierir fest pi’ iommin’ atturn a’
massaria
picchì si faiin a ritenn;
(era festa per i maschi vicini alla
masseria
Perché si facevano la ritenna (obbligo
di rerstituire la giornata di lavoro))
ierir fest pi’ femmin’ ca eviin cucinar
aviin fà vir i garb ca tiniin, e si
c’erer na vacandii, ierr u mument sui p’ si fa canosc’;
(era festa per le donne che dovevano
cucinare
Dovevano far vedere il garbo che
tenevano e se c’era una non maritata era il momento suo per farsi conoscere)
ierir fest pi’ uagnun’ ca viriin cose
nov’;
(era festa per i bambini che vedevano
cose nuove)
Cand’ rumoré, canda pruvl’, canda
fatig’, cand’ suror
(Quanto rumore, quanta polvere, quanto
lavoro, quanto sudore)
Tutti’ faiin a part’ lora’
(tutti facevano la lora parte)
Pur i uagnun’ca, appen’ i cummanàin, iin
a pigghià a iasch’ r d’acqu’ p’ fa viv a quir ca’ fatiain……
(Anche i bambini che appena venivano
comandati, andavano a prendere la giara dell’acqua per fare bere quelli che
lavoravano)
Cann si iir a mangiar’, ierir nùiurn
r’fest……., si faiir a schampagnat’
(Quando si andava a mangiare, era un
giorno di festa, si faceva la schampagnat)
Cand risaté atturn a quira’ tavl e com
sapiir quir mangiar’…
(Quante risate attorno a quella tavolata
e come era saporito quel mangiare)
Cand vin’ si viviir… asciucair u’ suror’….
( quanto vino si beveva…..asciugava il
sudore…)
Cand robb…. c’erar su quira tavl
(Quanta roba….c’era su quella tavola)
cì eviir stat a trebbia u patrun no
putiir fà na’ brutta figur’
(c’era stata la trebbia il padrone non
poteva fare una brutta figura)