ROTONDELLA
I RICORDI DI DIMORE ABBANDONATE
Domenico Friolo: racconti del passato
dal 1950 in poi.
Rotondella 2020 10 11
Là, a Rotondella, mi accolsero le tiepide braccia di mia madre.
Là, venni al mondo, dopo un'era sconvolgente:
si era nel dopoguerra, in quella casa sul precipizio roccioso.
Oggi la vedo tristemente inutile, cadente e nel suo triste abbandono.
Sembra che guardi di traverso chi la fotografa, i quali sono ignari
del tempo in cui, tra quelle mura vivevano felici, dei vivaci bambini,
delle splendide ragazze, dei baldi giovani, dei forti uomini, delle amorevoli madri,
e dei saggi nonni e ne pubblica la foto come a mostrare solo una reliquie.
Là, in passato, dentro e davanti a quella casa, tutto era vita,
dal cantar del gallo fino all'apparire delle stelle tempo in cui,
ognuno aveva un ruolo, qualcosa da fare, da dire, da consigliare,
qualcosa a cui aspirare.
In quel luogo stavamo bene, però mancava il lavoro...
I giovani divennero audaci e lo cercarono altrove, quindi emigrarono.
Visitarono altre localita', dove scoprirono un maggior benessere.
Così' pian piano, al Purgatorio, rimasero i vecchi...
poi più nessuno.
Di tale situazione, ne scrissi questo poema: un amarcord:
DESOLAZIONE E ABBANDONO
Il sole non ravvivò più quelle onde di tegole
e gli embrici rimasero orfani degli uccelli,
dei loro canti, della loro grazia in volo.
Nel quartiere, cessò il trambustio del passaggio
di cavalcature e quello dei bimbi lasciati a giocare
nelle strade a giorni interi.
Rimase sola e desolata la chiesa del Carmine con la Vergine Santa.
Vana divenne la sua misericordiosa preghiera lanciata nel vuoto...
adagiata nel silenzio, di quelle strade e case ormai prive di vita.
La mia memoria va oltre: alle tante persone che ho conosciuto
in altre strade, in altri quartieri per poi indugiare al ricordo del suono
di una trombetta postale retta dalla mano del banditore:
Egli era Antonio Stigliano, detto Carrunge, uno stravagante e bonario personaggio.
Gli annunci artistici di Carrunge riguardavano i mercanti che avevano
raggiunto il paese per vendere le loro merci, i loro prodotti alimentari.
Erano annunci armonizzati con rime efficaci, spassose ed appropriate;
egli dava spettacolo effervescente e diretto da punti prestabiliti,
atti a dominare nel sottostante ed intorno, dove era più facile ascoltarlo.
Vero artista di strada, che ricordo sul muraglione della curva del Purgatorio,
dare fiato alla trombetta, poi piazzare la mani sul muraglione
sul quale si ergeva e con capo retto, imitando solennità dittatoriale
tipica di Benito Mussolini, ed iniziava con piglio fiero e autoritario a scandire il bando:
~ Ndù Pais ri vrncocc,
en arrivat duj ciment:
i pisci a Sant' Rocc,
i caki a lu Cumment~
Seguivano ilarità e risate. Era un vero spasso: il palco del suo teatro
era la strada, con Carrunge nei panni del protagonista.
La memoria continua il suo viaggio, scruta nei quartieri periferici:
Giunge al Cervaro, continua
verso la Fera Chiusa
dove viveva zia Grazia:
~ A STRAZZAREDD ~
nomignolo da tutti conosciuto
di Grazia Graziano, donna
e persona anziana esperta,
sapeva cogliere molto con poco.
Tipica la sua voce tremula rauca
e profonda dall'accento pugliese.
La ricordo nella sua anzianità,
aveva un femore rotto,
per cui soffriva ed ella se ne stava
seduta nella penombra
della sua porta su due gradini,
igradini immettevano all'interno
della sua casa senza finestre,
con il pavimento posto
più giù del livello di quella
panoramica strada su Cervaro,
Zà Grazia, nella penombra
di quelle mura della sua dimora
era attiva: ella vendeva
utili cosucce, nel mentre
riparava cernitori e ombrelli,
lei fu l'ultima regina a girare
nelle strade del paese
lo faceva ogni santo giorno,
poi, l'incidente che danneggiò
il suo femore la costrinse a desistere.
Volata in cielo tra i fiorice la sua
merce, fonte del suo guadagno
Zà Grazia Graziano,
detta a strazzaredd
ha lasciato orfano
l'abitato di quel luogo
popoloso ed esposto
ai raggi del sole del sud,
esposto al mare infinito.
Non nego che, quando rividi
quel luogo mi rattristai.
Avrei voluto tornare nel borgo,
continuare a girarci ancora
per ascoltare quante cose
avrebbero da raccontare
gli anziani ai giovani, ma ormai
i pochi rimasti sono lontano
daquel luogo, ora loro siedono
sulle panchine di Corso Garibaldi.
Rotondella è un borgo originale
bello e meraviglioso, detto anche
Balcone sullo Ionio, sul golfo
che nonostante la lontananza
da me e gli anni trascorsi altrove,
è sempre quì, nell'antrio del mio
cuore sempre innamorato
del paese ed anche questo mio
narrare è amore per Rotondella.
By Domenico Friolo.