domenica 11 ottobre 2020

ROTONDELLA: I RICORDI DI DIMORE ABBANDONATE - Domenico Friolo ROTONDELLA 2020 10 11

ROTONDELLA
I RICORDI DI DIMORE ABBANDONATE
Domenico Friolo: racconti del passato 
Rotondella 2020 10 11

 

Là, a Rotondella, mi accolsero le tiepide braccia di mia madre.
Là, venni al mondo, dopo un'era sconvolgente:
si era nel dopoguerra, in quella casa sul precipizio roccioso.
Oggi la vedo tristemente inutile, cadente e nel suo triste abbandono.
Sembra che guardi di traverso chi la fotografa, i quali sono ignari
del tempo in cui, tra quelle mura vivevano felici, dei vivaci bambini,
delle splendide ragazze, dei baldi giovani, dei forti uomini, delle amorevoli madri,
e dei saggi nonni e ne pubblica la foto come a mostrare solo una reliquie.
Là, in passato, dentro e davanti a quella casa, tutto era vita,
dal cantar del gallo fino all'apparire delle stelle tempo in cui,
ognuno aveva un ruolo, qualcosa da fare, da dire, da consigliare,
qualcosa a cui aspirare.
In quel luogo stavamo bene, però mancava il lavoro...
I giovani divennero audaci e lo cercarono altrove, quindi emigrarono.
Visitarono altre localita', dove scoprirono un maggior benessere.
Così' pian piano, al Purgatorio, rimasero i vecchi...
poi più nessuno.
Il sole non ravvivò più quelle onde di tegole
e gli embrici rimasero orfani degli uccelli,
dei loro canti, della loro grazia in volo.
Nel quartiere, cessò il trambustio del passaggio
di cavalcature e quello dei bimbi lasciati a giocare
nelle strade a giorni interi.
Rimase sola e desolata la chiesa del Carmine con la Vergine Santa.
Vana divenne la sua misericordiosa preghiera lanciata nel vuoto...
adagiata nel silenzio, di quelle strade e case ormai prive di vita.
La mia memoria va oltre: alle tante persone che ho conosciuto
in altre strade, in altri quartieri per poi indugiare al ricordo del suono
di una trombetta postale retta dalla mano del banditore:
Egli era Antonio Stigliano, detto Carrunge, uno stravagante e bonario personaggio.
Gli annunci artistici di Carrunge riguardavano i mercanti che avevano
raggiunto il paese per vendere le loro merci, i loro prodotti alimentari.
Erano annunci armonizzati con rime efficaci, spassose ed appropriate;
egli dava spettacolo effervescente e diretto da punti prestabiliti,
atti a dominare nel sottostante ed intorno, dove era più facile ascoltarlo.
Vero artista di strada, che ricordo sul muraglione della curva del Purgatorio,
dare fiato alla trombetta, poi piazzare la mani sul muraglione
sul quale si ergeva e con capo retto, imitando solennità dittatoriale
tipica di Benito Mussolini, ed iniziava con piglio fiero e autoritario a scandire il bando:
~ Ndù Pais ri vrncocc,
en arrivat duj ciment:
i pisci a Sant' Rocc,
i caki a lu Cumment~
Seguivano ilarità e risate. Era un vero spasso: il palco del suo teatro
era la strada, con Carrunge nei panni del protagonista.
La memoria continua il suo viaggio, scruta nei quartieri periferici:
Il Cervaro, la Fera Chiusa, dove viveva "" zia Grazia "" detta:
~ a Strazzar ~
Tipica la sua voce:
tremula, rauca e profonda dall'accento pugliese.
La ricordo nella sua anzianità, aveva un femore rotto,
per cui se ne stava seduta nella penombra della porta
sui due gradini che immettevano all'interno della sua casa,
un pò buia il cui pavimento era posto un pò più giù
del livello della strada.
Zia Grazia era attiva: aveva nella sua dimora utili cosucce da vendere...
Inoltre riparava cernitori e ombrelli.
Lei fu l'ultima regina che girava in paese con la sua merce nell'abitato
di quel luogo popoloso esposto al sole, esposto al mare.
Continuerò a girare, ad osservare...
Quante cose avrò ancora da raccontare...