domenica 15 dicembre 2024

RACCONTO DI BORGATA DI DOMENICO FRIOLO ROTONDELLA 2024 12 15

 RACCONTO DI BORGATA 
DI DOMENICO FRIOLO 
ROTONDELLA 2024 12 15





RACCONTO DI BORGATA.

di Domenico Friolo

Là...Nella casa sul colle,

su un ginocchio del padre,

il bimbo inventava essere

un ciclista e pedalava,

imitando Fausto Coppi.

Era lieto nel ricevere

le carezze paterne.

La madre, osservava

ne era felice davvero.

I genitori con tenerezza

lo avvolgevano d'amore,

lo crescevano con affetto.

Il bimbo ricorda gradire

le carezze ricevute

che gli rimasero impresse

nel cuore e nell'anima,

nella memoria, gesti cari,

preziosi e senza prezzo.

Purtroppo furono le ultime

ricevute e date dalla madre,

carezze d'amore vero

e non quelle di ricompensa

nell'aver superato una prova.

Giorni infuocati dal sole,

meriggi afosi ed il mare

visto come film da lassù,

dal muraglione in pietra

che come vero baluardo

proteggeva la sua dimora

e lo rassicurava sul precipizio,

poi giungeva fresca, desiderata

la brezza del golfo di Taranto.

A quel tempo gli divenne

compagno di giochi

un grosso gatto selvatico

che il fratello trovò piccino,

solo, sperduto, lo raccolse,

lo portò a casa loro, fù curato,

vi si affezionò e fù un insieme

di tenere parole e miagolii.

Con i suoi amati cuginetti,

inventava tanti altri giochi

ricevendone svago attivo,

libero, apprendendo di volta

in volta da nuove sorprese.

Che bella fantasia inventiva !

Dal fico coglieva e gustava

i frutti stando seduto sui rami,

apprezzando l'ombra di grandi

foglie che porgevano goduria

dati dalla frescura e dalla pace.

A volte cercava nel muro di pietra

della sua casa, un piccolo foro

per accertarsi se, dove aveva

conservato i suoi primi dentini

in precedenza caduti fossero

ancora lì, c'erano, li prendeva,

li osservava poi li riponeva

con dolce infantile rimpianto

di non averli più in bocca.

Quei dentini ora giacciono

seppelliti sotto l'intonaco

di sabbiatura, così come

l'automobilina che lì nascose.

Era di latta, rossa e giaceva

nel muro in un foro in alto,

profondo e stretto, sicuro.

Era ultimo giocattolo avuto

dalle mani della madre:

un dono che il padre aveva

comperato a Taranto e che

permise, con fare tenero

e gentile verso la moglie,

di porgerlo al loro figlioletto.

Suo padre andava spesso

nella sua Taranto a far

visita ai suoi fratelli a cui

teneva tanto mostrando

il suo attaccamento a loro.

Al ritorno, egli narrava tutto

ai suoi figlioli: lo faceva

con grande amore e i figli

lo ascoltavano commossi

mentre grati, stringevano

al petto i doni ricevuti.

Il bimbo ricorda anche

l'uomo venuto da lontano

per la festa della Madonna,

egli riuniva intorno a sé

anche altri bimbini che

incuriosiva coi suoi giochi

di virtuosismo e di magia.

Ai piccini, si aggiungevano

gli adolescenti e gli adulti

per osservare l'altra magia

dell'uomo che consisteva

nel gesto del suo vispo

variopinto pappagallino

che ad un comando del

mago reagiva e dalla

moltitudine di cartoncini

variamente colorati

e contenuti nel tiretto

posto nel basso della gabbia,

ne beccava uno dei tanti

e lo porgeva al mago,

suo abile ammaestratore.

Costui con fare ammiccante

in cambio di una moneta,

offriva il cartoncino, ne leggeva

il futuro e poi lo consegnavava

a chi voleva curiosare e sapere

del suo avvenire, ovvero:

una previsione della futura sorte

che incuriosiva ed alimentava

nei presenti allegria ilarità, dubbi.

Questa è una piccola

storia di una borgata

dove quasi tutta la gente

era povera ma onesta

che si destava all'alba e già

preparava gli animali da soma

ed incamminarsi vero la Trisaia

o verso orti e frutteti di Caramola,

raccoglierne verzure e frutta

e poi risalire e ritornare al borgo.

L'onestà era ribadita ai bimbi

incontrati in strada dal loro

maestro: il caro Pietro Bongarzoni:

persona colta, attenta,

con modi e maniere gentili.

Il maestro, raccolto nel suo

vestito elegante, volgeva

l'attenzione verso i bimbi

e chiedeva: Vi è piaciuto

il pappagallino dell'indovino?

I bimbi gli rispondevano in coro

 "Si!" Con felice entusiasmo.

Giungeva dalla Puglia

la banda musicale

che suonava in strada:

quella musica aveva il potere

di cancellare per qualche ora,

i travagli vissuti nel passato,

e quella pesante croce recata

sulle proprie spalle stanche

nel cercare ogni giorno

un lavoro per guadagnarsi

del denaro per comperarsi

del pane ameno in quel giorno,

ebbene la banda li rendeva tutti

loro felici, contenti e liberi.

Lì sulla collina, tanti anni fà

in quel borgo tra i più belli

dei bei borghi collinari italiani

dove quel bambino ebbe i natali,

dove osservava tutto ed oggi

ve ne riporta ricordi ed immagini

 

Il dipinto è opera del Maestro Antonio Dimatteo di Rotondella e riguarda un dono del Maestro ad una persona citata nel racconto