LE TERRE RARE
DELL'UCRAINA E DELLA CINA
DI
SIEPE VINCENZO
EX TECNOLOGO ENEA/CAPO PROGETTO TERRE RARE
ROTONDELLA 2001 12
Cosa sono le terre rare che si trovano in
Ucraina e perché Trump le vuole in cambio di aiuti.
Recentemente, i media
di tutto il mondo sono stati inondati da una notizia bomba: l’amministrazione
Trump sta prendendo di mira le vaste risorse di terre rare dell’Ucraina, litio,
berillio, manganese, gallio, uranio, zirconio, grafite, apatite, fluorite e
nichel.” Non una sola terra rara è inclusa nell’elenco, mentre definire la
grafite come “metallo” è comico.
Per
informazioni statistiche globali sulle riserve e risorse delle terre rare e su
chi le possiede: https://pubs.usgs.gov/periodicals/mcs2025/mcs2025-rare-earths.pdf
Donald Trump vorrebbe ottenere dall'Ucraina materie prime critiche in
cambio del suo sostegno al Paese. L'Ucraina è infatti uno dei principali
fornitori al mondo di queste risorse minerarie, tra cui le terre rare,
fondamentali per l'industria. Questa
ricchezza è dovuta alla geologia del suo territorio.
La ricchezza mineraria dell’Ucraina è legata alla particolare geologia
del suo territorio. La parte centrale del Paese
è occupata dallo scudo ucraino, una superficie piatta che occupa un’area di
circa 250.000 km2 dal Mar d’Azov a sud fino al confine con la Bielorussia. Questa superficie è ciò
che rimane di catene montuose
risalenti al Precambriano, antiche
anche 3,7 miliardi di anni e ormai smantellate dall’erosione. Lo scudo ucraino
è costituito da rocce metamorfiche (come gli
gneiss) e magmatiche (come i graniti), rivestite da strati di rocce
sedimentarie spessi anche centinaia di metri. Queste rocce hanno una
composizione chimica molto eterogenea, che determina la presenza di una grande
varietà di minerali da cui si ricavano molti metalli che rientrano nella lista
delle materie prime critiche stilata nel 2023 dalla Commissione Europea.
Sul territorio sono presenti anche molti giacimenti che,
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anche se non forniscono materie prime critiche, sono fonte di altre
importantissime risorse minerarie, per esempio l’uranio, il ferro, lo zirconio,
l’apatite e l’oro.
La distribuzione dei giacimenti dell’Ucraina. Credit: Zbigniew Dylewski, CC BY–SA 3.0, via
Wikimedia Commons
Sulle terre rare la Cina non sta a guardare
Per quel che riguarda le terre rare c’è un
dato cruciale da tenere a mente per capire la “fame” di Donald Trump:
attualmente da sola la Cina controlla il
70% della capacità estrattiva globale di
terre rare e il 90% della capacità di lavorazione. Ma cosa sono le terre rare?
Sono conosciute anche con la sigla REE,
acronimo di Rare Earth Metals, sono un gruppo di 17 elementi facenti parte della famiglia dei
metalli. Hanno nomi inusuali, di
quelli che si trovano soltanto nella tavola periodica degli elementi, coi quali
conviene imparare a che fare: Scandio, Ittrio, Lantanio, Cerio, Praseodimio,
Neodimio, Promezio, Samario, Europio, Gadolinio, Terbio, Disprosio, Olmio,
Erbio, Tulio, Itterbio e Lutezio.
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Si dice spesso che le terre rare sono fondamentali per l’economia del futuro, che in realtà è già
diventato presente. Più nello specifico e nel pratico, ecco alcuni esempi per i
quali vengono utilizzate: nel settore dell’automotive – specie per quello elettrico ed ibrido, – per le batterie
ricaricabili, come magneti
permanenti per le turbine
eoliche e per la costruzione di
motori elettrici; possono diventare fosfori per TV e LCD e più in
generale sono importanti per la creazione di tutti i dispositivi elettronici di ultima generazione; inoltre servono per
sviluppare tecnologie avanzatissime nel campo dell’aerospazio, della difesa e delle
energie rinnovabili, ma anche nel settore medico, e perfino in quello petrolchimico, nel processo di raffinazione del petrolio greggio.
Da ciò si comprende perché il predominio cinese è avversato in
maniera così netta dagli Stati Uniti: dalle terre rare, infatti, passa una discreta fetta delle applicazioni
tecnologiche che sono già, o lo diventeranno breve, molto diffuse. Nell’era
dei sovranismi, dunque, anche gli USA vogliono fare da sé. Ma devono fare i
conti con il fatto che il colosso asiatico continua ad annoverare un successo
dietro l’altro in questo ambito. Secondo una recente notizia diffusa da Newsweek, è stato scoperto un enorme deposito
di terre rare nella Cina sud-occidentale. Le prime
stime, diffuse dal China Geolical
Survey, parlano di 470mila tonnellate di terre rare. Tanto
da far
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dire a Li Wei, ricercatore del China
Geological Survey, che “questo cambia
tutto”. In attesa di capire quanto degli annunci di Stati Uniti e Cina si
concretizzerà, resta il fatto che la
prospettiva a breve termine è ancora quella estrattivista. Per l’economia
circolare, purtroppo, i tempi
sono ancora lunghi. Perlomeno nel dibattito
mainstream.
Le terre rare, o lantanidi, sono un gruppo di diciassette elementi la cui
presenza in natura è poco frequente, anche se non sono affatto “rare”. In
questo gruppo sono compresi elementi che vanno dal lantanio al lutezio (numeri
atomici dal 57 al 71) contenuti in una sola casella del Sistema Periodico degli
elementi in quanto presentano
proprietà chimiche che non variano sensibilmente al variare del numero atomico.
Il prometeo è l’unico elemento del gruppo che non esiste in natura, ma si
ritrova nell’unica forma dell’isotopo radioattivo Pr-147, ottenuto dalla
fissione nucleare degli elementi attinidi. Sebbene non sia un lantanide
l’ittrio (n.a. 39) vi è incluso perché spesso si recupera con essi
avendo proprietà chimiche similari. Anche lo scandio (n. atomico 21) è incluso nel gruppo.
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I lantanidi sono comunemente classificati in due gruppi: terre rare leggere appartenenti al sottogruppo del cerio e quelle pesanti del sottogruppo dell’ittrio.
A dispetto del loro nome le terre rare non sono in realtà tali. Il
termine deriva dal fatto che all’epoca delle prime scoperte (nel periodo
compreso tra la fine dell’800 e gli inizi del ‘900) i minerali contenenti gli
ossidi di terre rare erano relativamente scarsi. Il cerio venne scoperto nel
1803 da J. Berzelius e dal tedesco M.H. Klaproth e venne isolato puro solo nel
1875; l’ittrio fu scoperto da C. Mosander nel 1843 e considerato come elemento
di transizione della Tavola Periodica; l’olmio, che presenta il più alto valore
di suscettività paramagnetica, fu scoperto nel 1878 dai chimici svizzeri J.
Soret e M. Delafontaine; il lutezio deve il suo nome dall’antico nome di
Parigi, Lutetia, e venne scoperto da G. Urbain e dal chimico austriaco Carl
Auer von Welsbach nel 1907: un suo isotopo naturale radioattivo, che ha una
vita media di 30 miliardi di anni, è attualmente usato per determinare l’età
dei meteoriti in relazione all’età della Terra.
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I lantanidi sono metalli più che terre. Allo stato puro si presentano
solide, di color grigio-ferro, di lucentezza argentea; sono morbide, malleabili,
duttili e spesso reattive, specialmente alle alte temperature.
La presenza delle terre rare nella crosta terrestre è relativamente più
abbondante dell’argento; il cerio, l’ittrio, il neodimio, il lantanio sono più
comuni del piombo. Il cerio è il 25°
elemento più abbondante elemento
della crosta terrestre, più del rame che nella stessa classifica occupa il
ventisettesimo posto1. Inoltre sono elementi più abbondanti in
natura di quanto non lo siano l’oro, il mercurio ed il tungsteno. Sono
ubiquitarie, presenti in basse
concentrazioni virtualmente in tutti i minerali. Tuttavia estrarle dai
minerali più comuni sarebbe proibitivo, mentre fortunatamente esistono minerali meno comuni in cui la
concentrazione delle terre rare è abbastanza
alta da renderne conveniente l’estrazione.
Si conoscono più di 200 minerali per il loro contenuto in terre rare e spesso la classificazione dei depositi è effettuata in base al contenuto delle stesse. Commercialmente sono solo tre i minerali che vengono sfruttati , la bastnaesite, la monazite e lo xenotimo, che forniscono circa il 95% della produzione totale, nel contenuto dei singoli elementi di terre rare. Il restante 5% proviene da argille assorbenti ioni che contengono elementi di terre rare legati in superficie ai minerali di silicato d’alluminio.
Lì, 21/03/2025.
Vincenzo Siepe (ex TECNOLOGO ENEA/Capo Progetto Terre Rare)
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