LA FERA CHIUSA
di Domenico Friolo
Rotondella 2020 01 17
Di giorno è un bel vedere:
passeggiando alla Fera Chiusa
mare, colline, pianura
sole infuocato in cielo
eppure c'è aria tersa e pura...
Ma di notte...è altra cosa.
In un silenzio mortale e buio
dove tutto svanisce, salvo...:
che a sera, nella Fera Chiusa,
al contrario del giorno: osservo
un gatto và alla ricerca di un topo,
e il cane alla ricerca d'un gatto.
I ragni appostati al bordo
della ragnatela, sono in attesa
dell'incauto insetto notturno,
attratto dalla luce e dal tepore
di un lampione, dove il ragno
ha posto la sua trappola,
ma su di lui, un geco,
è pronto ad attaccarlo.
Poi un improvviso battere di ali
e lo sguardo cattura il volo
di una civetta rapace,
per un attimo illuminata
dalla luce di un lampione,
che termina il suo volo
in un foro nel muro di pietra
di una vecchia casa deserta.
Folate di vento creano spifferi
dalle mani invisibili che tormentano
un' imposta lasciata libera
per arieggiare una stanza
provocando un sinistro sbattere
ed un rauco ronzio dei rotatori.
Sensazioni da film giallo
e come se non bastasse
giunge il crepitio dei passi
di un uomo che appare spuntando
dall'unico arco che sovrasta
il breve passaggio tra due vie
È un uomo alto, con occhiali
e baffetti su cui poggiano i fori
di un lungo naso arrossato dal vino.
Dicono di lui le storie di paese:
sia un vecchio bugiardo: chissà...?
Si volta, mi vede è timoroso e va via.
Topi, gatti, cani, ragno, geco, insetti
e la civetta, guardano senza capire
Ripeto: stritt a fogghia, larg a vía
r'cet a vost, cà iè, egge ritt a meia.
È la voce di una nonna che racconta
delle favole ai nipotini accanto a lei.
SI è fatto tardi, è ora di dormire
e alla Fera Chiusa, iniziano i sogni.